Esistono diverse tipologie di prelazione agraria, a seconda che il titolare del fondo concesso in affitto, alla scadenza naturale del contratto, intenda porlo in vendita o, al contrario, affittarlo nuovamente.

Come si avrà modo di approfondire nel prosieguo dei paragrafi, la prelazione agraria, in caso di vendita del fondo rustico concesso in affitto da parte del suo proprietario, riguarda tanto l’affittuario coltivatore diretto quanto il proprietario confinante, coltivatore diretto o IAP, mentre quella relativa al nuovo affitto interessa unicamente l’affittuario coltivatore diretto.

LA PRELAZIONE AGRARIA DELL’AFFITTUARIO COLTIVATORE DIRETTO

Tale prelazione agraria è disciplinata dall’art. 8 della Legge n. 590/1965 e consiste nel diritto dell’affittuario coltivatore diretto ad essere preferito nell’acquisto del fondo rustico posto in vendita, purché lo stesso dimostri di coltivarlo da almeno due anni, senza aver venduto nel biennio precedente altri terreni agricoli di imponibile fondiario superiore a lire mille.

Occorre inoltre che il fondo per cui l’affittuario coltivatore diretto intende esercitare la prelazione, anche in aggiunta ad altri eventuali terreni agricoli dal medesimo posseduti a titolo di proprietà o di enfiteusi, non superi il triplo della superficie corrispondente alla capacità lavorativa della di lui famiglia.

A seguito della riforma dell’impresa agricola avutasi con l’emanazione del D.Lgs. n. 99/2004, tra i soggetti legittimati attivi vi sono ora anche le società agricole di persone, purché almeno la metà dei soci possieda la qualifica di coltivatore diretto. Sono invece sempre escluse dal diritto di prelazione le società agricole di capitali e quelle di persone con meno della metà dei soci coltivatori diretti.