La Rivista | nº 04 Aprile 2022
Blockchain e Farm to Fork
di Marco Tupponi, avvocato (*)
1. Introduzione
La struttura della blockchain è ormai connessa all’idea stessa di filiera, ossia il sistema composto da attività e tecnologie che concorrono alla creazione, trasformazione e commercializzazione di un prodotto finito. Non è un caso che il termine “filiera” sia stato utilizzato per la prima volta nell’accezione sopradescritta da Louis Malassis, agronomo francese che lo ha definito come “l’itinerario seguito da un prodotto all’interno del sistema agroalimentare”.
L’obiettivo di questo breve articolo è quello di dimostrare come la blockchain abbia inciso positivamente sull’implementazione della filiera agroalimentare, con un focus sull’elemento della tracciabilità.
“L’uomo è ciò che mangia” affermava il filosofo tedesco Feuerbach. È in questo principio che affonda le radici la necessità di consentire la tracciabilità dei prodotti nel settore agroalimentare. Proprio nella supply chain pare aver trovato il maggior ambito di applicazione la blockchain, consentendo alle filiere di rispettare quanto impone il regolamento CE 178/2002 che stabilisce i principi e i requisiti generali della legislazione alimentare fissando procedure nel campo della sicurezza alimentare.
L’Ispettorato Centrale della Tutela della Qualità e della Repressioni Frodi ha stimato che la maggior parte delle frodi in ambito agroalimentare in Italia negli ultimi anni si sia concentrata in tale ambito. Si presenteranno alcuni esempi di start up italiane innovative che hanno adottato il sistema di blockchain, con particolare attenzione alla Wine Blockchain EY e alla Italian Wine Crypto Bank. Quest’ultima presenta un concept innovativo che dà la possibilità anche ai possessori di bitcoin e delle altre principali cryptovalute di comprare i vini pregiati della banca in questione.