La Rivista | nº 12 Dicembre
Peste Suina Africana: la situazione fa sperare l’Italia
di Giancarlo Belluzzi, medico veterinario
Mentre in Germania la peste non si ferma, raggiungendo il numero di 2.666 denunce nei cinghiali, da noi gli ultimi risultati della lotta alla PSA fanno ben sperare: nel reatino (Lazio) la circolazione del virus è assente, la Sardegna si avvia ad un via libera sul mercato di carne suina e la zona infetta piemontese e ligure è sostanzialmente stabile, con poche segnalazioni negli ultimi giorni. Tuttavia, non va abbassata la guardia, perché troppi sono i segnali di allarme mondiale.
Con un’apposita Decisione Comunitaria, la Commissione europea ha modificato un allegato al Regolamento di esecuzione (UE) 2021/605, sopprimendo le zone di restrizione nella provincia di Rieti, seconda zona infetta dopo quella di Ovada in Piemonte. Questa Decisione fa ben sperare sul progetto di poter limitare i danni di questa malattia nel nostro Paese, sempreché non si abbassi la guardia e si segua l’esempio dell’ultimo sforzo compiuto dalla Regione Sardegna, che sta uscendo dal tunnel ultradecennale di questo virus che ha penalizzato per anni l’economia di quell’isola.
La situazione mondiale ed il continente euro-asiatico
Attualmente, la Peste Suina Africana è presente in ampie zone del nostro Pianeta. Le aree più colpite sono quelle dell’Africa centro-meridionale, Sudafrica in primis, tutta la fascia dei paesi che vanno dall’oriente della Cina fino all’Indonesia ed alle Filippine passando per il Vietnam e la Corea del Sud, e gran parte dell’Europa centro-orientale, dalla Russia centrale al confine con la Cina. Quest’ultima vastissima area geografica, insieme a quella cinese, soprattutto, fa parte delle due zone più pericolose dell’emisfero nord del pianeta perché rappresentano delle vere a proprie bombe biologiche dalle quali il virus può essere trasferito in altre parti del Globo.