La Rivista | nº 04 Aprile 2023
Influenza Aviaria ad alta patogenicità: preoccupa la massiccia diffusione
di Giancarlo Belluzzi, medico veterinario
Non è solo un problema di volatili; la diffusione del virus preoccupa anche gli esperti di altre specie. Al di là della raccomandazione all’uomo di vaccinarsi in Paesi a rischio, specie nei Paesi asiatici ed in zone ad alta intensità di allevamenti, con circolazione virale e con elevata promiscuità, gli esperti temono molto di più il salto di specie nei carnivori selvatici. Il nostro Ministero ha i fari accesi ed è corso ai ripari con una specifica disposizione obbligatoria. Comunque l’allerta resta alta perché la bibliografia internazionale segnala continuamente nuovi casi.
Tutto il mondo ormai è in allarme da un paio d’anni per l’Influenza Aviaria ad alta patogenicità (HPAI, H5N1); preoccupa la diffusione globale del virus. Le prime avvisaglie sulla sua pericolosità erano comparse già nel 2018, quando l’Organizzazione Mondiale per la Sanità animale (ex OIE ed ora WOAH di Parigi) aveva condotto uno studio sull’adozione di piani nazionali appropriati, scoprendo che solo il 45% dei Paesi coinvolti nell’indagine (53 in totale e 39 rispondenti) avevano sì un piano, ma senza risorse sufficienti ad applicarlo in maniera efficace. Da qui è partito il primo, forte segnale d’allarme, che sollecitava le autorità sanitarie dei vari Paesi a correre ai ripari, chiedendo loro di investire di più in biosicurezza. Ma sebbene l’attuazione dei piani di biosicurezza riguardasse da sempre la produzione di pollame e di suini, l’indagine della WOAH ha evidenziato la necessità di migliorare radicalmente la biosicurezza soprattutto negli allevamenti rurali e non commerciali, che possono svolgere un ruolo di serbatoio di riserva nella diffusione della malattia.
Sull’onda dei primi risultati, gli esperti della WOHA hanno sollecitato un’altra volta i governanti di tutti i propri Paesi membri (181 sui 202 Stati del mondo) ad investire in formazione e sensibilizzazione di tutte le parti interessate, chiedendo a gran voce di puntare i loro interventi su tre elementi basilari: la responsabilità delle autorità competenti nazionali, la modifica dei loro piani di vigilanza ed il miglioramento e l’efficacia dei programmi di controllo di questa pericolosa malattia, che mostrava già i segni di una potenza infettiva preoccupante.