Il credito d’imposta 4.0 per gli investimenti in beni strumentali nuovi rappresenta una delle più grosse opportunità offerte all’agricoltura in questo 2020, in quanto, grazie alla Legge n. 160/2019, sono state estese anche agli operatori agricoli le agevolazioni originariamente attribuite ai soli produttori di reddito d’impresa.
Questa apertura, però, fino a qualche giorno fa, portava con sé alcune difficoltà collaterali: infatti, nel caso di grossi investimenti, l’azienda poteva trovarsi nella condizione di non riuscire ad usufruire del proprio credito, generando così una situazione a tratti beffarda, soprattutto nel caso di società senza dipendenti e quindi senza imposte e contributi da versare.
Con la Risposta ad interpello n. 85 del 5 marzo, però, l’Agenzia delle Entrate ha offerto un importante chiarimento, che potrebbe essere la soluzione a questo problema.
L’orientamento dell’Agenzia delle Entrate
Il caso prospettato all’Agenzia riguardava un soggetto che aveva richiesto il credito d’imposta per gli investimenti nel Mezzogiorno e, tra le altre cose, chiedeva se fosse legittima la possibilità di ripartire, tra titolare dell’impresa e i relativi collaboratori familiari, l’agevolazione ottenuta.
Relativamente all’impresa familiare, l’Agenzia ha precisato che il combinato disposto dell’art. 230-bis del Codice Civile e dell’art. 5, comma 4 del TUIR prevede che, al ricorrere delle condizioni stabilite dalla disciplina, il reddito prodotto vada ripartito tra titolare imprenditore e collaboratori familiari in proporzione alle rispettive quote di partecipazione agli utili. Pertanto, lo stesso può avvenire per quanto riguarda i relativi crediti d’imposta.
Proseguendo, le Entrate si sono espresse anche in merito al trasferimento dei crediti d’imposta delle società di persone ai soci, richiamando i chiarimenti forniti dalla Risoluzione n. 163/E/2003, la quale ha precisato che possono essere trasferite ai soci di società di persone le agevolazioni alle imprese concesse sotto forma di credito d'imposta, mediante attribuzione ai soci del credito non utilizzato dalla società.
Nella predetta risoluzione, infatti, si chiarisce che: "tale affermazione è diretta conseguenza del principio di tassazione per trasparenza delle predette società, ai sensi dell'art. 5 del TUIR. Il reddito di partecipazione imputato ai soci, infatti, ha la stessa natura - di reddito d'impresa - di quello conseguito dal soggetto partecipato e ne rappresenta la mera ripartizione. Le società, quindi, indicano in dichiarazione il credito maturato e quello già utilizzato entro il termine di presentazione della dichiarazione stessa ed utilizzano il residuo compensandolo direttamente con le imposte e i contributi da esse dovuti, oppure attribuendolo, in tutto o in parte, ai soci in proporzione alle quote di partecipazione agli utili".
L’Agenzia, inoltre, ha precisato che il trasferimento del credito d’imposta ai soci non configura un’ipotesi di cessione del credito, bensì una particolare forma di utilizzo. I soci, quindi, potranno utilizzare la loro quota di credito solamente dopo averla acquisita nella propria dichiarazione.
I risvolti applicativi
Se il principio evidenziato nella richiamata risposta dell’Agenzia delle Entrate ha carattere generale, come appare, ciò significa che può essere esteso anche al credito d’imposta 4.0 previsto dalla Legge di Bilancio 2020 (commi 184-198 della Legge n. 160/2019).
Ciò significa che tutte le società di persone, oltre che le imprese familiari, potranno “spalmare” su soci e collaboratori il credito d’imposta ottenuto a seguito dell’investimento effettuato, ottenendo così la possibilità di utilizzarlo realmente, superando eventuali limiti di capienza e di possibilità di compensazione.
Ricordiamo che le società dovranno indicare nel quadro RU della propria dichiarazione dei redditi il credito d’imposta maturato e da attribuire ai soci, i quali, a loro volta, potranno utilizzarlo in compensazione dopo averlo opportunamente indicato in dichiarazione.
Con questo importante chiarimento, quindi, l’Agenzia sembra offrire una grossa opportunità a tutte le società di persone e alle imprese familiari, superando i dubbi interpretativi e aprendo così la porta al pieno utilizzo del nuovo credito d’imposta per investimenti in beni strumentali nuovi.
Luciano Mattarelli
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