La riduzione delle risorse primarie e di terreni coltivabili, la necessità di contenere l’utilizzo di pesticidi e concimi, insieme ad un sempre maggior sviluppo tecnologico che sta diventando protagonista di tutti i settori del nostro paese, stanno portando ad un’agricoltura che sempre di più si dissocia dal terreno.
Per far fronte a questa problematica è nata già da qualche anno un’idea per i più affascinante: coltivare in luoghi chiusi e senza terreno le piante destinate all'alimentazione umana.
Questo progetto, che per molti sembra una vera e propria negazione dell’agricoltura così come la si è intesa per secoli, rappresenta una grande sfida volta a congiungere la coltivazione tradizionale con l’alta tecnologia.
Negli ultimi anni molti paesi si sono già avviati verso la meta: il Giappone, gli Usa e alcune regioni del Nord Europa hanno investito ingenti somme di danaro, dando vita alle prime coltivazioni indoor che permettono di far crescere la verdura all’interno di luoghi chiusi e senza beneficiare dell’illuminazione naturale.
Sostanzialmente sono tre le tecnologie principalmente utilizzate:
- l'aeroponica, che fa crescere le radici in una nebbia di acqua e nutrienti;
- l'idroponica, che mette a contatto le radici delle piante con la soluzione nutritiva;
- l'acquaponica, che oltre alla coltivazione delle piante affianca l'allevamento di pesci.
Tutte queste tecnologie sono supportate da illuminazione artificiale a led che permette di avere coltivazioni in luoghi chiusi, magari su più livelli (le cosiddette vertical farm).
In altre parole, l’attività di coltivazione viene svolta in luoghi in grado di riprodurre le condizioni ottimali per i processi di crescita della pianta, dalla germinazione fino alla lavorazione e al successivo confezionamento.
Questi tipi di produzione hanno grandi vantaggi:
- è possibile ridurre notevolmente i consumi di acqua risparmiando fino al 90% rispetto alle coltivazioni tradizionali;
- è possibile evitare l’uso di agrofarmaci;
- è possibile coltivare senza essere subordinati al meteo e, quindi, si può essere presenti sul mercato in qualsiasi periodo dell’anno;
- è possibile coltivare prodotti a Km zero;
- è possibile aumentare quantitativamente il livello di produzione considerando che le coltivazioni si sviluppa su più livelli;
- è possibile coltivare in maniera completamente automatica in cui la tecnologia è in grado di sostituire il lavoro dell’uomo.
Ci sono però anche alcuni lati di demerito che bisogna comunque sottolineare: i prezzi dei prodotti ottenuti per mezzo di questo tipo di coltivazioni sono sicuramente più elevati rispetto a quelli che derivano dalla coltivazione della terra.
Ad oggi, comunque, questo progetto richiede una sostenibilità economica che il nostro paese fatica ancora a garantire ma ciò non toglie che molte imprese si stiano muovendo per adattarsi alle nuove esigenze del mercato.
Nonostante questo tipo di attività abbia tutti i requisiti richiesti dall’art. 2135 c.c. per essere considerata agricola, dal punto di vista fiscale la normativa risulta ancora complessa e di difficile applicazione.
Per questi motivi, considerando che per certi aspetti queste nuove tecniche di coltivazione stanno sostituendo le tradizionali attività agricole, ci si chiede se il legislatore sarà al passo con i tempi decidendo di concedere ai nuovi coltivatori indoor gli stessi trattamenti fiscali ad oggi riconosciuti agli imprenditori agricoli.
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