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L’inadempienza del Governo sta creando problemi e disagi a tutto il settore della zootecnia che tra un paio di giorni dovrà chiudere le dichiarazioni IVA mensili e ancora non conosce le percentuali di compensazione da applicare ad alcune cessioni.
L’art. 1, comma 908 della L. 208/2015 aveva previsto, per l’anno 2016, l’aumento delle percentuali di compensazione per le cessioni degli animali vivi della specie suina e bovina nella misura massima, rispettivamente, dell’8% e del 7,7%.
L’esatta determinazione delle percentuali di compensazione era stata poi fissata da un successivo decreto, il DM 26 gennaio 2016, che ne aveva fissato l’innalzamento:
- al 7,65% (dal 7,00%) della percentuale applicabile alle cessioni di animali vivi della specie bovina, compresi gli animali del genere bufalo,
- al 7,95% (dal 7,30%) della percentuale relativa alle cessioni di animali vivi della specie suina.
La nuova legge di Bilancio (L. 232/2016) ha confermato anche per l’anno 2017 l’aumento delle percentuali di compensazione nella stessa misura massima dello scorso anno, ossia all’8% per le cessioni di suini vivi e al 7,7% per le cessioni di bovini vivi. Come un anno fa, l’esatta determinazione delle percentuali da applicare è stata demandata ad un decreto ministeriale, il quale doveva essere approvato entro il 31 gennaio.
Tuttavia, a due giorni dalla scadenza delle dichiarazioni IVA mensili prevista per il 16 febbraio, di tale decreto non c’è notizia. Pertanto, gli operatori del settore dovranno “inventarsi” le percentuali di compensazione da applicare alle vendite di gennaio.
Stante la probabile conferma delle percentuali previste nel 2016 e l’altrettanto probabile retroattività al 1° gennaio dell’applicabilità del futuro decreto, l’opzione più ragionevole pare quella di applicare comunque, sin da ora, le percentuali di compensazione del 7,65% per le cessioni di animali vivi di specie bovina e bufalina e quella del 7,95% per gli animali vivi della specie suina.
Sebbene questa appaia l’ipotesi operativa più corretta, non è esente da rischi: se il decreto di determinazione delle percentuali di compensazione non prevedesse la retroattività della sua efficacia, il contribuente potrebbe ricevere una sanzione dal 90% al 180% dell’IVA non versata.
Un’alternativa sarebbe quella di applicare le minori percentuali di compensazione vigenti fino al 2015, pari al 7,3% per le cessioni dei suini vivi e al 7% per le cessioni dei bovini vivi. Tale possibilità parrebbe quella più solida e quella meno impattante anche dal punto di vista fiscale, visto che la maggiore imposta versata potrebbe essere recuperata in sede di dichiarazione annuale.
Questa scelta, però, pare palesemente contraria sia alla legge, la quale prevede l’aumento delle percentuali di compensazione per il 2017, che alla volontà del legislatore.