Dal 2014 è stato introdotto l’obbligo per professionisti e commercianti di possedere un POS e garantire a tutti i clienti la possibilità di pagare prodotti e servizi tramite carte di debito o di credito.
Tuttavia, la scarsità dei controlli e l’ancora più rara applicazione delle sanzioni previste per le inadempienze hanno fatto sì che, finora, nonostante la crescente diffusione dei mezzi di pagamento digitale, il processo di adeguamento tecnologico degli operatori sia ancora lungi dal potersi definire completo.
Presto, però, le cose potrebbero cambiare: il viceministro dell’Economia, Luigi Casero, ha infatti annunciato che al ritorno dalla chiusura estiva il Governo firmerà un decreto che stringerà ulteriormente i bulloni in materia di pagamento elettronico, dando efficacia alle previsioni della Legge di Stabilità 2016, che stabiliva l’obbligo di possesso del POS e l’abbassamento della soglia minima di pagamento con moneta elettronica da 30 a 5 euro.
Nonostante la previsione normativa sia già vigente da quasi due anni, però, l’assenza della relativa disciplina sanzionatoria per gli inadempienti ha rappresentato un incentivo all’inerzia da parte degli operatori, che quindi spesso non si sono adeguati agli obblighi imposti.
Proprio per superare questo stallo, dovrebbe quindi essere approvato già a settembre il nuovo decreto, che predisporrà l’impianto sanzionatorio e una più precisa normativa su soglie minime ed eccezioni. La sensazione, comunque, è che presto vedremo scomparire i tanti cartelli, esposti in negozi e studi professionali “non si accettano bancomat o carte di credito” e simili.
Questa forte promozione del pagamento elettronico ha diverse finalità: l’Italia deve cercare di recuperare un gap importante rispetto a tutti gli altri paesi europei, dove il pagamento tramite carte è ormai comune anche per piccoli importi (un app svedese consente di pagare la questua in chiesa tramite carte di credito e debito), mentre da noi è qualcosa di poco utilizzato e quasi visto con sospetto.
L’auspicato sviluppo dei pagamenti elettronici, poi, consentirà anche un maggiore tracciamento delle operazioni, con una conseguente riduzione dell’evasione fiscale. Per raggiungere tale obiettivo, è allo studio la possibilità di attribuire un piccolo sgravio fiscale a coloro che pagano elettronicamente, utilizzando strumenti tracciati e tracciabili.
La stretta annunciata sull’obbligo di possedere il POS e consentire i pagamenti elettronici in ogni caso non ha lasciato indifferenti le associazioni di categoria. Mentre le associazioni dei consumatori hanno salutato con grande entusiasmo tale opportunità, decisamente più critiche sono le associazioni di commercianti e professionisti, che si lamentano dei costi di tale adempimento, oltre che delle problematiche specifiche legate ad alcune tipologie di lavoro che mal si prestano all’installazione di un dispositivo per il pagamento elettronico.
Sarà quindi interessante vedere quale sarà lo sviluppo di tale dibattito, mosso da posizioni contrapposte e altrettanto ragionevoli, che devono trovare un punto di bilanciamento. Perché se la ricerca del progresso e la lotta all’evasione fiscale sono obiettivi ambiziosi ed importanti, questi non possono essere perseguiti esclusivamente a spese e sulle spalle di commercianti e professionisti.
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