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La Rivista | nº 07-08 Luglio 2019


L'impresa agricola: il volano dell'economia nazionale nonostante tutto

di Luciano Mattarelli, direttore responsabile

Una delle questioni essenziali dell’economia di oggi è la competitività delle imprese che, dall’ingresso della moneta unica (Euro), è diventato uno dei temi principali all’interno dei sistemi nazionali che vogliono garantire la crescita economica seguendo il paradigma secondo cui “avere imprese competitive è fonte di ricchezza, lavoro e benessere per tutta la società”.

La competitività è, quindi, una tematica che riguarda l’intero sistema Paese e, in quanto tale, dovrebbe essere sostenuta, in maniera costante, dall’Unione Europea, dallo Stato, dalle Regioni e dagli enti locali poiché, va detto, la competitività non può basarsi solo sull’iniziativa individuale di bravi imprenditori che investono in innovazioni di processo e di prodotto.

Sicuramente, tra i tanti i modi per sostenere la competitività, quelli più efficaci sono rappresentati dall’aumento degli incentivi finanziari e fiscali, dalla riduzione delle imposte e dalle modifiche del sistema normativo.

Bisogna però considerare che l’aumento degli incentivi, spesso, ha una durata limitata nel tempo e che la riduzione delle imposte, nonostante sia stato uno degli obiettivi principali di tutti i governi negli ultimi 25 anni, non sia mai stata effettivamente attuata per le note ragioni di finanza pubblica.

Alla luce di ciò, sembra che il metodo più efficace per sostenere la competitività sia quello di agire sul sistema normativo in modo da dare alle imprese un quadro di riferimento chiaro riguardo gli obblighi e i diritti, semplificando gli adempimenti richiesti dalle varie norme.

L’efficacia della semplificazione normativa è nota da tempo, ma in termini pratici non è ancora stata raggiunta.

Anche l’agricoltura non sfugge alla legge del mercato e, per aumentare la competitività di questo settore, si è intervenuti in passato adottando politiche di sostegno approvando il decreto n. 228/2001 per l’orientamento e la modernizzazione del settore agricolo.

Con tale intervento normativo si sono risvegliate le molteplici potenzialità imprenditoriali sopite da una arcaica concezione di agricoltura e la prospettiva dell’impresa agricola multifunzionale ha comportato nuove iniziative ed investimenti, ridestando l’interesse per l’agricoltura anche nelle nuove generazioni.

Nonostante la volontà di revisionare la normativa, ci sono ancora circostanze che ostacolano, rallentano e complicano le scelte dell’impresa agricola moderna; tutt’oggi, infatti, ci troviamo di fronte ad un quadro di leggi ancora molto complesso.

Se si volesse intervenire sul sistema normativo che disciplina l’agricoltura, sarebbe fondamentale superare il concetto di “fondo rustico”, ad oggi dominante in tutta la normativa agricola, sostituendolo con quello di “azienda”, poiché lo strumento per l’esercizio dell’impresa, oltre che dalla terra, è costituito da strutture di lavorazione, trasformazione o commercializzazione, oppure da attività di allevamento.

Questo radicamento del concetto di fondo rustico, infatti, rende dubbia la corretta applicazione di norme previste appositamente per gli agricoltori. Si pensi, ad esempio, alle agevolazioni PPC, al diritto di prelazione e a tutta la legislazione sull’affitto che, ancora, rimangono imperniate sul concetto di fondo rustico.

È quindi evidente che l’orologio fermo del disegno riformatore costituisca un grande limite per lo sviluppo del settore agricolo, ma non è l’unico.

Ad oggi, però, il vero nodo che resta aperto per le aziende agricole è l’assenza di un interlocutore unico e forte.

La sostituzione del Ministero dell’Agricoltura con un più blando Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari, Forestali e (da ultimo) del Turismo è la conferma di uno smembramento della politica agricola.

Con la riforma del titolo V della Costituzione, l’agricoltura è divenuta esclusiva competenza delle Regioni, potere che incontra i limiti posti dalla Costituzione, dall’ordinamento comunitario e internazionale, e che, nello stesso tempo, è chiamato a fare i conti con altre competenze statali trasversali rispetto ad esso: la tutela dell’ambiente, la concorrenza, l’alimentazione, la tutela della salute, il governo del territorio, la fiscalità, la normativa civilistica, ovvero con competenze concorrenti come l’urbanistica e la gestione del territorio.

Tale circostanza ha dei riflessi normativi, organizzativi ed amministrativi contraddistinti da forti disgregazioni e scollegamenti: è inutile ricordare che spesso, quando si ottiene un provvedimento legislativo nazionale, le normative regionali lo disattendono e, quando non lo fanno, entrano in gioco altre dinamiche in grado di complicare ulteriormente la situazione.

Per esempio, molte Regioni hanno voluto costituire autonomi organismi pagatori ed altrettante anagrafi delle aziende agricole, complicando le dinamiche gestionali fino a costringere l’agricoltore a moltiplicare gli adempimenti di tipo amministrativo della stessa natura per il fascicolo aziendale, per il Registro imprese, per la denuncia aziendale all’INPS quale datore di lavoro, per la denuncia di variazioni colturali al Catasto, ecc.

Anche se ad oggi i dati della Denuncia Aziendale possono essere acquisiti tramite il fascicolo aziendale gestito dal SIAN, resta il fatto che una minima distrazione o ritardo nell’istituzione o variazione del fascicolo aziendale può essere causa di gravi perdite finanziarie per l’agricoltore. E questo non è accettabile.

Purtroppo, la mancanza di un organico sistema di leggi, che combini armonicamente e in modo equilibrato le ragioni dell’interesse pubblico e quelle dell’impresa agricola moderna, è fonte di inutili complicazioni che, se sommate alla diaspora dei centri di potere, è in grado di mettere in crisi un intero settore dell’economia italiana.

Non possiamo che concludere con un auspicio o forse un sogno. Si spera che le Amministrazioni centrali e quelle periferiche, in un’ottica collaborativa, adottino provvedimenti e comportamenti coerenti e coordinati, al fine di rappresentare un insostituibile volano per la crescita del sistema produttivo, soprattutto di quello agricolo che non può fare a meno del sostegno pubblico.


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