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La Rivista | nº 05 Maggio 2019


Il lavoro ai tempi delle scuse

di Luciano Mattarelli, direttore responsabile

Secondo i dati ISTAT, nel mese di marzo, il tasso di disoccupazione in Italia è stato pari al 10,2% e tale dato sale addirittura al 30,2% nella fascia di età compresa tra i 15 e i 24 anni.

Si tratta di un dato critico, reso ulteriormente allarmante dal fatto che si tratta di un dato strutturale dell’economia italiana, aggravatosi negli ultimi anni a causa della crisi che ha colpito tutti i paesi occidentali.

Il mercato del lavoro contemporaneo, però, è in costante, radicale e repentino cambiamento. Un cambiamento profondo, che, secondo alcuni studi, potrebbe portare alla perdita di oltre sette milioni di posti di lavoro entro la fine del prossimo anno.

Di fronte a questa evidenza, sono due le possibilità: ci si può trincerare dietro all’autocommiserazione, cercando colpevoli e accampando generiche scuse, trovando come spalla un sistema assistenzialista e demagogico, che somministra palliativi per i problemi delle persone. Oppure ci si può interrogare sulle cause di un trend evolutivo ormai chiaro e incontrollabile e cercare soluzioni concrete per non farsi trovare impreparati in un futuro che appare davvero vicinissimo.

Ritenendo decisamente più fruttuoso questo secondo approccio, occorre muovere da un assunto: il mondo del lavoro di oggi non è quello di trenta, quaranta, cinquant’anni fa. Parrà banale, ma sono diverse le logiche, sono diversi i livelli di competenze richiesti, è diverso il ritmo con cui i mestieri nascono, si sviluppano e scompaiono.

Si pensi ad esempio agli influencer. Solo fino a qualche anno fa, tale lavoro non esisteva nemmeno, mentre oggi, utilizzando i social network e le più moderne strategie di marketing e di comunicazione, è possibile guadagnare davvero molti soldi: si pensi che, secondo uno studio del 2018, i più importanti influencer del mondo guadagnavano circa 15-18.000 dollari per ogni singolo post, con un ritmo di pubblicazione di 8-9 contenuti al giorno. Quindi, incassi multimilionari su base annua. E a risultati non dissimili arrivano anche alcuni dei più importanti youtuber.

Per trovare lavoro nel 2019, occorre quindi ragionare con logiche nuove, tenendo conto anche di quelli che saranno i radicali cambiamenti del mondo del lavoro in un futuro prossimo, visto che circa il 65% dei ragazzi che oggi va a scuola, svolgerà lavori che ad oggi non esistono ancora, ma che già si possono, in parte, immaginare.

Nel mondo del lavoro di oggi e di domani, sicuramente, servono sensibilità e competenze rispetto alle nuove tecnologie. In molti settori, lo sviluppo di software, macchinari automatici e robot porteranno all’inevitabile perdita di posti di lavoro, ma dall’altra parte servirà chi si occuperà della progettazione, dello sviluppo, della programmazione, della manutenzione e dell’aggiornamento di tali prodotti. Pertanto, il progresso porterà grandi opportunità per coloro che sapranno cogliere il momento per investire sulle proprie competenze e riuscire, così, a fornire risposte alle aziende.

Ad esempio, per quanto riguarda l’agricoltura, sono diverse le strade già solcate verso il futuro. La prima è quella relativa all’agricoltura di precisione, che basa le scelte e le modalità per l’attività di coltivazione sull’analisi di una grande quantità di dati relativi alla posizione e alla composizione del terreno, al suo livello di umidità, ai nutrienti presenti. E tale raccolta di dati avviene utilizzando strumenti altamente tecnologici, come sensori o piattaforme che possono utilizzare anche il tracciamento GPS.

Sulla base dei dati raccolti, poi, vengono gestite diverse fasi della coltivazione, dalla semina, all’irrigazione, fino alla concimazione, le quali vengono modulate in base alla potenzialità produttiva del fondo, consentendo così una maggiore efficienza nella produzione e una riduzione dei costi. Il tutto in maniera interamente controllata da strumenti elettronici e macchine automatizzate.

Per raggiungere questi obiettivi, ma anche per operare controlli sullo stato e sulla salute dei terreni, nonché interventi a distanza sugli stessi, nell’agricoltura di domani, un ruolo sempre più importante sarà giocato dai droni, ossia degli oggetti volanti radiocomandati da parte di un pilota che, per poter svolgere tale attività, deve possedere un apposito patentino.

Tali strumenti hanno, ad oggi, un costo comparativamente più elevato rispetto ai mezzi tradizionali, ma possono portare informazioni di grande qualità e rappresentano, senza dubbio, una delle più interessanti prospettive per il mondo agricolo.

Lo sviluppo di progetti legati ai droni, però, richiederà persone appositamente formate, con competenze specifiche. Anche in questo caso, quindi, non si può dire che manchi il lavoro, ma occorre un necessario mix tra risorse economiche e competenze personali per poter sviluppare il sistema.

Per alcuni nuovi mestieri e nuove opportunità che si creano, ci sono attività lavorative che spariranno o che, comunque, vedranno un netto ridimensionamento nei prossimi anni. I lavori più a rischio sono i tradizionali lavori di ufficio e di amministrazione, ma anche posti di lavoro come commessi e operai generici potrebbero presto ridursi in maniera significativa.

Anche nel settore dell’agricoltura, l’ottimizzazione e la tecnologizzazione dei processi produttivi comporterà cambiamenti importanti: tra qualche anno, per molte zone del nostro Paese, la richiesta di braccianti agricoli per il lavoro della terra e per la raccolta dei frutti potrebbe ridursi in maniera considerevole.

Proprio per questo, nel mondo del lavoro dei giorni nostri, è importante ragionare con nuove logiche, non restando ancorati a vecchi retaggi che paralizzano ogni possibilità di innovazione e di evoluzione. Logiche nuove che, se legate a saperi antichi, possono portare alla rivalutazione di professioni e mestieri che sembravano ormai morti.

Si pensi, ad esempio, ai concetti di riuso e di economia circolare che oggi stanno venendo fortemente alla ribalta, promuovendo la cultura del recupero e della riduzione degli sprechi, con principi che, a ben pensarci, vanno a riprendere un po’ gli insegnamenti dei nostri nonni. Se le cose torneranno ad avere un valore, se aggiustare sarà più importante che sostituire, allora torneranno ad avere importanza tutti quei lavori come la sarta o il calzolaio che, per anni, sembravano destinati alla scomparsa e che ora potrebbero essere una bella opportunità per giovani e meno giovani.

Concludendo, quindi, non resta che gettare uno sguardo al presente e, soprattutto, al futuro del lavoro.

Quello che è certo è che, progressivamente, l’automatizzazione e lo sviluppo tecnologico andranno ad eliminare tutti quei lavori di fatica e ripetitivi che oggi vengono svolti, in maniera naturalmente inefficiente, dall’uomo.

Così, nel futuro prossimo, sarà decisivo individuare per tempo quali saranno le aree che si svilupperanno in maniera più ampia, al fine di avere maggiore offerta di lavoro, entro cui poter andare a collocare le proprie competenze. Già, le competenze: perché senza di esse, sarà difficile per ogni lavoratore trovare un’occupazione.

Allora occorrerà investire sulla formazione personale e lavorare ad una crescita costante per essere una risorsa valida all’interno del mercato.

Perché la crisi, il Governo o la pigrizia non possono essere scuse valide per giustificare un fallimento.





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