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Uno degli elementi che hanno caratterizzato la recente Legge di Bilancio è la revisione del c.d. regime forfettario che ne ha esteso l’applicazione fino a 65.000 euro.
Una delle aspettative di una siffatta norma è quella che da un lato renda più elastico il mercato del lavoro, consentendo lo sviluppo di attività e professioni che il lavoro subordinato non avrebbe assorbito, mentre dall’altro, grazie al regime semplificato ed al contenuto prelievo erariale, consenta l’emersione di attività che altrimenti sarebbero rimaste sconosciute al fisco.
Sotto il profilo fiscale, tale regime è caratterizzato da un abbattimento forfettario dei ricavi (differenziato a seconda del codice ATECO dell’attività svolta) che permette di determinare la base imponibile sulla quale si applicano le imposte sui redditi di tale regime.
Sul reddito così determinato, il regime forfettario consente di applicare un’unica imposta sostitutiva di quelle ordinariamente previste (imposte sui redditi, addizionali regionali e comunali, IRAP) nella misura del 15%, ovvero del 5% nelle ipotesi di nuova iniziativa produttiva limitatamente ai primi cinque anni di attività.
Dal 2020 sarà, invece, la volta dell'aliquota flat al 20% per imprenditori individuali e professionisti che, nell’anno precedente a quello di accesso, abbiano conseguito ricavi o percepito compensi, ragguagliati ad anno, compresi tra 65.001 e 100.000 euro. Anche in tal caso l’imposta al 20% è sostitutiva dell’imposta sul reddito e delle relative addizionali comunali e regionali nonché dell’IRAP.
Nella “famiglia” delle flat tax possiamo annoverare anche la c.d. cedolare secca sugli affitti che ha avuto un progressivo sviluppo negli ultimi anni e che vede anch’essa l’applicazione di un’imposta sostitutiva.
La Legge di Bilancio non ha riproposto la sospensione degli aumenti di aliquote e tariffe che, per il 2016, 2017 e 2018, ha impedito l'aumento della pressione fiscale a livello locale.
Dai dati disponibili, sono circa 600 i comuni in cui l’IRPEF è stata “ritoccata” e oltre 50 quali in cui è stata introdotta per la prima volta.
Il dato ancora non è disponibile per gli altri tributi locali, ma non ci sarà da stupirsi se emergeranno anche per tali tributi aumenti di aliquote o riduzioni delle detrazioni.
Quello che risulta probabile è che le amministrazioni locali, nell’intento di tutelare la loro autonomia finanziaria, a fronte di provvidenze incerte, tenderanno a metter mano alla finanza locale.
Pertanto, dato che la finanza pubblica (nazionale e locale) necessita di risorse per l’erogazione dei servizi e per gli investimenti in infrastrutture è evidente che le entrate saranno comunque garantite dai cittadini.
Ciò che qualcuno risparmierà con i nuovi regimi fiscali andrà ripartito in capo a tutti i contribuenti.
Sarà quindi fondamentale un monitoraggio costante dei dati per capire come vantaggi e svantaggi saranno ridistribuiti valutando eventuali correttivi in corso d’opera.