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L’agricoltura sociale rappresenta una delle attività connesse più interessanti previste dalla disciplina nazionale, un’attività che fa convivere la cura della terra e degli animali con la necessità di inserimento lavorativo di persone svantaggiate.
Tale istituto è stato introdotto dalla legge n. 141/2015, ma per lungo tempo è rimasto “parcheggiato” in attesa del necessario decreto attuativo del MIPAAFT. Tale decreto è stato pubblicato lo scorso 20 giugno, salutato con grande soddisfazione da parte degli operatori del settore agricolo.
Tra modalità stravaganti e dettagli attuativi ancora da perfezionare, sembra che per una definitiva disciplina sull’agricoltura sociale occorrerà ancora tempo: il rischio è quello di perdere un’importante occasione per il comparto.
Sicuramente, la storia dell’agricoltura sociale è una delle più complicate e controverse: la sua introduzione risale infatti al 2015, quando con la legge n. 141 del 18 agosto, il Parlamento ne disegnò i confini, rimandando ad un successivo decreto ministeriale la definizione di tutti i requisiti e delle modalità operative.
Tale decreto avrebbe dovuto essere approvato entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della richiamata legge, ma anziché nel settembre del 2015, il decreto ministeriale n. 12550 del 21 dicembre 2018 è stato pubblicato solo nel giugno 2019, con un ritardo di soli 1.374 giorni rispetto a quanto previsto dalla disciplina.
Sulle modalità di pubblicazione dello stesso, poi, ci si potrebbe lungamente fermare a commentare: nella Gazzetta Ufficiale n. 143 del 20 giugno 2019, infatti, non è stato pubblicato il testo del decreto del MIPAAFT, bensì un avviso che tale decreto era stato pubblicato sul sito web del Ministero, privo peraltro di protocollo, data e firma del Ministro.
Insomma, un gran guazzabuglio che comunque ha posto fine ad una lunga epopea, introducendo importanti precisazioni sia in merito ai requisiti necessari che alle modalità applicative previste per l’applicazione della disciplina sull’agricoltura sociale.
Nonostante la pubblicazione dell’atteso decreto, però, ancora non si è acceso il semaforo verde per gli operatori che volessero svolgere attività di agricoltura sociale.
Infatti, l’art. 7 della legge n. 141/2015 ha istituito l’Osservatorio sull’agricoltura sociale, a cui vengono devoluti alcuni compiti, tra cui quello della definizione delle linee guida per l’attività delle istituzioni pubbliche in materia di agricoltura sociale, con particolare riferimento:
Se il richiamato Osservatorio si è insediato al Ministero solo nel gennaio 2018, con due anni di ritardo rispetto ai tempi fissati dalla legge, delle linee guida, per il momento, non vi è traccia. E senza di esse non è facile capire come muoversi, visto il necessario coordinamento tra istituzioni pubbliche e privati nell’ambito di progetti di inclusione, ma soprattutto visto che nessun ente locale normerà la materia senza le indicazioni dell’Osservatorio.
Pertanto, la speranza è che presto ci siano novità in tal senso, novità che possano sbloccare l’impasse e che possano dare la definitiva spinta ad un istituto di pregio che potrebbe diventare un vanto per l’intero settore dell’agricoltura e non solo.