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Circa un anno fa, il 28 luglio 2016, il Parlamento approvava la L. 154/2016, il cosiddetto “Collegato agricolo”, con cui venivano introdotte diverse importanti misure in materia di agricoltura nell’ordinamento italiano.
Una delle previsioni più interessanti contenute nel richiamato provvedimento era quella disciplinata dall’art. 6, rubricato “Delega al Governo in materia di società di affiancamento per le terre agricole”.
Con tale norma, il legislatore aveva fornito una delega al Governo per l’emissione di decreto legislativo che disciplinasse nuove forme di affiancamento tra agricoltori ultrasessantacinquenni o pensionati e giovani di età compresa tra i 18 e i 40 anni, purché non proprietari di terreni agricoli.
L’obiettivo delle nuove misure doveva essere quello di favorire un graduale passaggio di competenze dagli agricoltori più esperti ed al termine del proprio percorso lavorativo ed i giovani imprenditori agricoli, con l’eventuale possibilità di collegare tale periodo di “apprendistato” ad un progressivo passaggio di consegne anche nella gestione dell’impresa agricola.
All’esecutivo, la delega affidava all’Esecutivo il compito di definire tutti gli aspetti organizzativi dell’affiancamento, disciplinando:
Come spesso accade in Italia, tali previsioni, al momento, non sono altro che carta straccia. Infatti, entro 12 mesi dall’entrata in vigore del Collegato Agricolo, il Governo doveva dare forma alle indicazioni previste nella delega, recependole in un decreto legislativo. A pochi giorni dalla scadenza dell’anno di vigenza della L. 154/2016 (il 25/8), ancora i lavori per la formazione del decreto non sono iniziati.
La speranza, però, è che l’ordinamento italiano non perda questa importante occasione per introdurre nuovi strumenti che possano agevolare il passaggio generazionale delle aziende agricole, attraverso una disciplina chiara e funzionale agli interessi sia di chi è all’entrata che di chi è in uscita dal mercato del lavoro.
Altrimenti si tratterebbe dell’ennesimo spunto gettato al vento dal legislatore, in grado tanto di pensare ad opportunità interessanti per gli operatori, ma altrettanto incapace poi di concretizzarle, lasciando solo l’amaro in bocca ai cittadini.