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Come in tutti i settori economici, anche quello dell’agricoltura soffre della stretta finanziaria che ha indotto le banche a concedere prestiti solo in presenza di precisi requisiti in capo al richiedente.
Nel sistema economico italiano, molte realtà sono rappresentate da imprese di piccole o medie dimensioni, spesso a carattere familiare. Ciò, non sempre permette all’imprenditore di curare la propria “reputazione finanziaria”, in quanto la sua attenzione è rivolta all’attività produttiva e commerciale dell’impresa.
Il protrarsi della crisi del settore, la situazione politica internazionale che negli ultimi anni ha indirettamente colpito le produzioni italiane e le recenti politiche commerciali protezionistiche mosse dall’amministrazione americana, non aiutano a rasserenare gli animi degli addetti al settore e, di riflesso, dei loro potenziali finanziatori.
Quando un’impresa richiede un finanziamento viene sottoposta ad un check-up da parte della banca che deve valutare il grado di rischio dell’operazione.
Non sempre in questi casi l’approccio dell’impresa è adeguato e le informazioni fornite all’ente finanziatore possono essere carenti o “improvvisate”. Normalmente le banche richiedono e valutano con attenzione i dati di bilancio da cui emergono importanti indicatori sulla salute dell’impresa, ma gran parte delle imprese agricole deve ricostruire tali informazioni, dato che i regimi contabili semplificati cui sono soggette non prevedono la tenuta di una contabilità analitica.
Un altro aspetto che viene monitorato è la centrale rischi, su cui viene svolta un’accurata analisi al fine di valutare l’esposizione complessiva dell’azienda che richiede il finanziamento, comprese le esposizioni per garanzie, nonché gli andamenti finanziari e la regolarità dei pagamenti.
Prima di richiedere un finanziamento, l’azienda dovrebbe procedere ad un’autovalutazione, utilizzando gli stessi criteri e gli stessi strumenti a disposizione della banca, al fine di giustificare preventivamente eventuali fattori che possano condizionare il giudizio dell’ente finanziatore.
In questo contesto, il recente accordo tra l’Associazione Bancaria Italiana (ABI) e le associazioni d’impresa che rappresentano le piccole e medie imprese (comprese quelle agricole), rappresenta un significativo passo in avanti per la crescita dei piccoli imprenditori.
L’accordo prevede, infatti, di mettere in condizione le imprese di comprendere le motivazioni relative all’eventuale mancato accoglimento delle proprie richieste di finanziamento. Ciò potrà consentire all’imprenditore di focalizzare l’attenzione sulle criticità emerse, offrendogli l’opportunità di adottare le misure necessarie per superare le proprie debolezze nell’accesso al credito.
Su richiesta dell’impresa, la banca fornirà (entro 30 giorni e in forma scritta) chiare indicazioni sulle possibili aree di miglioramento ed in particolare: sulla struttura finanziaria, capacità reddituale, oggetto della richiesta di finanziamento, garanzie e altri elementi informativi a disposizione della banca per valutare l’impresa.
È auspicabile che il percorso appena avviato possa migliorare la collaborazione tra banche ed imprese agricole, permettendo di superare gli ostacoli che ancora oggi non consentono ad imprese e progetti meritevoli il giusto accesso al credito.