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Nel mondo dell’agricoltura, l’utilizzo di lavoratori stagionali stranieri è estremamente diffuso ma, per il 2019, tali assunzioni potrebbero essere causa di problemi e disagi per i datori, a causa della mancata approvazione del decreto flussi.
La problematica relativa alle quote di lavoratori stagionali extracomunitari da impiegare nei settori dell’agricoltura e del turismo è una di quelle tematiche che, da lungo tempo, coinvolge operatori e opinione pubblica.
Fino a qualche anno fa, la necessità di assumere dall’estero lavoratori stagionali era estremamente sentita per far fronte ai picchi di produzione agricola in determinati periodi dell’anno. Tale bisogno, poi, è stato temperato negli ultimi anni, grazie al ritorno all’agricoltura da parte degli italiani (complice anche la crisi) e dell’allargamento della UE ai paesi dell’Europa orientale.
Tuttavia, ancora oggi ci sono molte aziende che si avvalgono di lavoratori extracomunitari, che possono essere assunti e fatti entrare in Italia soltanto sulla base delle quote annualmente fissate dall’apposito decreto del presidente del Consiglio dei ministri, sulla scorta dei fabbisogni dichiarati dalle varie associazioni datoriali.
Il numero di ingressi consentiti dal “decreto flussi” è stato via via ridotto con il passare degli anni e, nel 2018, erano 18.000 i lavoratori che potevano essere assunti nei settori dell’agricoltura e del turismo. Va evidenziato che tale decreto consente l’assunzione di lavoratori provenienti solo da alcuni paesi del mondo, ossia: Albania, Algeria, Bosnia-Erzegovina, Corea, Costa d’Avorio, Egitto, El Salvador, Etiopia, Macedonia, Filippine, Gambia, Ghana, Giappone, India, Kosovo, Mali, Marocco, Mauritius, Moldova, Montenegro, Niger, Nigeria, Pakistan, Senegal, Serbia, Sri Lanka, Sudan, Tunisia e Ucraina.
Per l’anno in corso, però, tale meccanismo sembra essersi inceppato, con possibili ripercussioni per i datori di lavoro che volevano procedere ad assunzioni di lavoratori extracomunitari.
Lo scorso anno, il decreto era stato approvato il 15 dicembre 2017 e pubblicato nel mese di gennaio 2018. Ciò aveva permesso di dare il via libera alle richieste di nulla osta a partire dal 24 gennaio, per poi essere inviate la settimana successiva (il 31/1) nell’ambito del click day.
Ad oggi, però, per l’anno 2019, ancora non si hanno notizie del nuovo decreto flussi. Sul tema va registrato solo un comunicato dell’assessore allo sviluppo economico, ricerca e lavoro della Provincia Autonoma di Trento, che ha rassicurato circa l’avanzato stato dei lavori di decreto e circolare in corso di approvazione tra Ministero degli Interni e Ministero del Lavoro, i quali dovrebbero produrre i testi definitivi entro fine marzo.
Un ritardo di oltre tre mesi, però, è foriero di portare disguidi e problemi per gli operatori del settore agricolo e turistico, i quali però possono comunque usufruire delle cosiddette autorizzazioni transitorie.
Infatti, in assenza di un nuovo documento di programmazione degli ingressi, la disciplina prevede la possibilità di assegnare autorizzazioni in numero uguale o inferiore a quelle dell’anno precedente. Se si pensa che nel 2018 le 18.000 disponibilità non sono state interamente esaurite, in quanto è stato concesso un numero di autorizzazioni di poco superiore alla metà, potrebbe andar bene anche così.
Eppure, anche in questo caso, le istituzioni hanno confermato la loro poca attenzione e lo scarso tempismo nel rispondere alle esigenze degli operatori.