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Nel 2017, ed ancora nel 2018, circolano offerte di lavoro da parte di società cooperative che propongono fornitura di personale attraverso l’abuso, o per lo meno l’utilizzo non sempre lecito e regolare, dell’istituto dell’appalto e della somministrazione di manodopera, con il miraggio di notevoli riduzioni del costo del lavoro rispetto a quello previsto dai contratti collettivi di lavoro.
L’Ispettorato Nazionale del Lavoro ha reso noti i risultati dell’attività ispettiva rivolta al contrasto del lavoro irregolare, purtroppo piuttosto diffuso sul territorio italiano, nonostante la capillare attività di indagine e le numerose sanzioni irrogate dall’Ispettorato stesso.
Per citare qualche numero, basti pensare che nel 2017 circa il 65% delle verifiche in azienda effettuate ha evidenziato un tasso di irregolarità significativo, con circa 43.700 lavoratori in nero, a cui vanno sommati debiti contributivi per quasi 20 milioni di euro e sanzioni civili per circa 6.5 milioni.
Particolare attenzione è stata rivolta, da parte dell’organo Ispettivo, agli accertamenti inerenti comportamenti elusivi da parte delle c.d. cooperative di lavoro che hanno generato un sistematico sfruttamento della manodopera e violazione dei diritti dei lavoratori oltre a generare situazioni di concorrenza sleale.
Il settore dell’Agricoltura, e non solo, ha visto ricevere le contestazioni e violazioni più comuni relative alla cosiddetta somministrazione illecita, un fenomeno sempre più diffuso, che muove dalla proliferazione di società o cooperative che propongono forza lavoro, tramite contratti di appalto o di somministrazione vera e propria, a prezzi stracciati.
Ciò avviene generalmente tramite lo sfruttamento dei lavoratori, spesso sottopagati rispetto alle tariffe previste dai contratti collettivi nazionali. Proprio a causa di questo forte ribasso salariale, tali società o cooperative possono permettersi proposte economicamente convenienti per l’utilizzatore.
E’ proprio l’utilizzatore, che deve primariamente fare attenzione a queste proposte di servizi a basso costo.
Nonostante la depenalizzazione dell’attività di somministrazione abusiva (oggi sanzionata in via amministrativa con importi che non possono essere inferiori a 5.000 e superiori a 50.000 euro) che, nei fatti, riduce la responsabilità del somministratore, non bisogna trascurare i rischi che corrono gli utilizzatori in materia di caporalato con risvolti anche di carattere civile e penale
Se in linea generale mediante l’utilizzo del contratto d’appalto di servizi oppure attraverso la somministrazione, i lavoratori dipendono in tutto e per tutto dall’appaltatore o somministratore presso cui sono assunti, nel caso in cui l’appalto sia illegittimo o la somministrazione abbia natura abusiva, anche l’utilizzatore della prestazione lavorativa sarà responsabile in solido per tutti i crediti (retributivi e contributivi) ed ogni altro diritto vantato dai lavoratori.
È fondamentale che i datori di lavoro si accertino preventivamente della regolarità dei propri intermediari al fine di evitare possibili e direi sicure sanzioni in materia di lavoro
Ciò non deve, peraltro, ritenersi nemmeno un’ipotesi così remota: l’INL ha infatti comunicato che, con ancora maggiore forza rispetto a quanto fatto nel 2017, anche nel 2018 punterà a combattere le attività di somministrazione ed appalti illeciti.
Tra le priorità individuate dall’Ispettorato Nazionale, ci saranno anche i controlli su collaborazioni di lavoro non autentiche e forme non genuine di contrattazione collettiva, fino ad arrivare ad eventuali abusi su tirocini e sgravi contributivi per le nuove assunzioni.
Concludendo, si consiglia ai datori di lavoro di diffidare da situazioni dubbie e da chi propone prestazioni lavorative a prezzi minimi: gli abusi sui lavoratori, anche se perpetrati da terzi, oltre che eticamente riprovevoli, possono rivelarsi un serio problema per l’azienda.