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Proseguono i tavoli di lavoro a Bruxelles, per cercare di dare una forma sempre più compiuta alla nuova politica agricola comune che, dal 2020, entrerà in vigore nell’ordinamento comunitario.
Tra i temi più caldi c’è quello relativo alla volontà, della Commissione, di dare una sempre maggiore spinta ecologistica alla PAC post 2020, anche tramite una revisione degli strumenti a disposizione degli agricoltori.
Nell’attuale sistema della PAC, la persecuzione delle finalità ecologico-ambientali è stata affidata al cosiddetto greening, un istituto di pagamento diretto che avrebbe dovuto incentivare la cura del fondo con particolare attenzione alle esigenze climatico-ambientali.
A distanza di tre anni, la Commissione e gli operatori, unanimemente, hanno riconosciuto l’inefficienza di tale strumento, strumento di cui si sta lavorando alla revisione: infatti, l’anima green della nuova PAC sarà ancora più marcata e, per farvi fronte, occorrerà ripensare in maniera organica anche i vari istituti a disposizione degli agricoltori.
Stando alle prime bozze di proposta sulla nuova PAC, sembra che la volontà del legislatore comunitario sia quella di spalmare su più tipologie di aiuto le finalità perseguite dal vecchio regime dal greening.
Ciò sarebbe raggiungibile tramite:
Va evidenziato che, in particolare per le ultime due tipologie di intervento, sarà riconosciuto ampio margine discrezionale a Stati membri e singole regioni per modularne il contenuto: pertanto, la disciplina potrà variare in base alla collocazione geografica di terreni e aziende.
Gli Stati membri dovranno prevedere, nel loro piano strategico, che i beneficiari di pagamenti diretti o di contributi PSR subiscano delle riduzioni dei premi annuali nel caso di mancato rispetto dei criteri di gestione obbligatoria (CGO) o delle buone condizioni agronomiche e ambientali (BCAA).
Tali requisiti sono in corso di individuazione, ma sin dalle prime bozze è facile vedere come ci siano diversi BCAA ripresi dalla precedente disciplina greening.
Ogni Stato membro, poi, potrà introdurre ulteriori misure di condizionalità nel rispetto degli obiettivi minimi e previa approvazione operata da Bruxelles.
Tra gli interventi in commento, menzione speciale meritano gli incentivi previsti per gli agricoltori per l’accesso a servizi di consulenza aziendale mirata volti a sviluppare le singole aziende.
Gli Stati membri dovranno introdurre anche regimi ecologici nell’ambito del primo pilastro della PAC, ossia quello riferito ai pagamenti diretti.
Dovranno essere interventi che possano produrre un impatto sul clima e sull’ambiente, interventi che gli agricoltori potranno facoltativamente decidere di attuare in cambio di un incentivo, sotto forma di pagamento annuale disaccoppiato aggiuntivo.
Tali misure, inserite nell’ambito del primo pilastro, dovranno essere più impegnative rispetto a quelle previste per la condizionalità, lo sviluppo rurale o quelle previste per l’uso di fertilizzanti o per il benessere degli animali.
L’impegno verso una maggiore attenzione verso l’ambiente e la sostenibilità delle produzioni si ritrova anche nella disciplina relativa ai PSR: la prima delle otto tipologie di intervento riguarda impegni ambientali, climatici e altri impegni in materia di gestione comprendenti sia le classiche misure agro-ambientali, che quelle di natura forestale.
Anche in questo caso si tratta di misure facoltative, le quali dovranno essere in larga parte determinate da Stati membri e Regioni in sede di formazione del piano strategico.
Le misure dovranno essere coerenti con il modello presentato per le altre tipologie di intervento: l’obiettivo è quello di incentivare una sempre maggiore cura dell’ambiente e di poter misurare, quantitativamente, gli interventi in tal senso.