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In forza di quanto previsto dall’art. 25 della L. 161/2017, tutti i soggetti proprietari di terreni agricoli e percettori di fondi comunitari devono presentare la certificazione antimafia per poter ricevere i relativi pagamenti.
Tale previsione, un anno fa, aveva creato grande preoccupazione tra gli operatori agricoli, in quanto suscettibile di paralizzare l’intero sistema dei contributi PAC. Poi, però, solo per l’anno 2018 il legislatore aveva stabilito alcune deroghe, al fine di limitare i disagi. Ora, però, il tema si ripropone: cosa accadrà nel 2019?
La norma di riferimento in materia di certificazioni antimafia è l’art. 83 del D. Lgs. n. 159/2011 che, in forza delle modifiche operate lo scorso anno, al comma 3-bis stabilisce che la documentazione antimafia è sempre prevista nelle ipotesi di concessione di terreni agricoli e zootecnici demaniali che ricadono nell'ambito dei regimi di sostegno previsti dalla politica agricola comune, a prescindere dal loro valore complessivo, nonché su tutti i terreni agricoli, a qualunque titolo acquisiti, che usufruiscono di fondi europei per un importo superiore a 5.000 euro.
La soglia dei 5.000 euro al di sotto del quale non è necessaria alcuna documentazione è stata introdotta con la scorsa Legge di Bilancio, la quale aveva stabilito anche che:
Il rinvio al prossimo anno operato dalla scorsa Legge di Bilancio ha permesso agli operatori del settore agricolo di prendere fiato e di diluire nel tempo le nuove richieste di certificazione alle Prefetture. Va ricordato, infatti, che la procedura di rilascio della documentazione antimafia richiede tempi piuttosto lunghi, da sei mesi ad un anno e che le aziende potenzialmente interessate erano circa 900.000.
Ora, però, si pone il problema per il futuro. Nel corso della discussione per la formazione del Decreto Milleproroghe, era stato proposto di elevare la soglia di esonero a 25.000 euro, esentando così tutta quella platea di circa 700.000 aziende messe in standby per il 2018.
Tale modifica, però, pare non aver trovato posto nel provvedimento, così il dibattito resta aperto e sarà interessante seguirne gli sviluppi: se il legislatore riterrà di non dover tornare sull’argomento, si preannuncia un anno 2019 decisamente caldo per chi vuole usufruire delle opportunità e delle risorse provenienti dall’Europa.