Articoli
Tutti gli aggiornamenti, gli approfondimenti e i casi pratici analizzati e realizzati dai nostri esperti in materia agricola, fiscale, economica e del lavoro.
Era già nell’aria da tempo, ma con l’approvazione dei regolamenti transitori c’è finalmente l’ufficialità: l’attuale regime della PAC non terminerà a dicembre 2020, ma sarà prorogato fino al 31/12/2021.
Se, da un lato, ciò garantirà continuità in attesa dello sviluppo e della formazione della nuova PAC e dell’approvazione del bilancio UE, dall’altro non tutto è oro quello che luccica: infatti, la Commissione ha annunciato tagli ai fondi agricoli per 370 milioni di euro.
I regolamenti transitori approvati dalla Commissione prevedono la proroga di un anno dell’attuale regime della PAC. In tal modo, i negoziati sulla nuova Politica Agricola Comune potranno proseguire senza stravolgimenti, con l’obiettivo di far entrare in vigore le nuove regole a partire dal 1° gennaio 2022.
Questo, però, non sarà l’unico termine che sarà prorogato: in base a quanto previsto nei sopracitati regolamenti transitori, infatti, saranno estesi di conseguenza tutti i programmi previsti per gli agricoltori. Ad esempio, l’OCM per il settore del vino dovrebbe essere prorogata fino al 15/10/2023, l’OCM per l’apicoltura al 31/07/2022 e quella per l’olio di oliva al 31/12/2021. Tali scadenze, poi, potranno essere successivamente allineate alla scadenza della nuova PAC.
Il 2021, in ogni caso, sarà un anno di transizione, in cui i vecchi principi saranno applicati sulla scorta, però, del nuovo budget abbozzato per il periodo 2021-2027 e attualmente al centro del dibattito a Bruxelles.
Secondo tale proposta, già a partire dal 2021, i fondi a disposizione dell’agricoltura dovrebbero subire una significativa riduzione.
Per quell’anno, infatti, il massimale dei fondi destinati ai pagamenti diretti per l’Italia dovrebbe essere di 3,56 miliardi di euro, a cui vanno aggiunti gli 1,27 miliardi di euro previsti per lo sviluppo rurale. Rispetto ai 5,2 miliardi di euro disponibili nel 2020, quindi, ci dovrebbe essere un taglio, rispettivamente, di 140 milioni (-3,9%) e 230 milioni (-15,6%): in un solo anno la riduzione dei fondi disponibili potrebbe essere di circa il 7% totale.
Chiaramente, tale scenario potrebbe cambiare: se i vari Stati membri trovassero un accordo al fine di allocare all’agricoltura maggiori risorse all’interno del bilancio europeo, sarebbe possibile contenere la politica di tagli.
D’altro canto, però, occorre evidenziare come l’1,1% del PIL comunitario destinato alla Commissione alla PAC, se è poco rispetto all’1,3% richiesto da alcuni Stati, è comunque più di quanto altri Paesi stiano proponendo (1%).
Tutti vogliono mantenere invariato il livello dei contributi, ma ora è necessario capire come: 17 Paesi si sono detti contrari ai tagli, ma vorrebbero recuperare risorse da un processo di convergenza degli aiuti, convergenza che finirebbe per penalizzare alcuni Paesi, come l’Italia, i quali a loro volta si sono detti contrari a tale proposta.