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Proseguono i dibattiti in seno all’Unione Europea per la definizione di alcuni profili fondamentali della futura PAC post 2020.
Dopo le prime comunicazioni, infatti, le istituzioni comunitarie stanno cercando di delineare con maggiore precisione alcuni dei temi chiave della nuova politica agricola comune. Uno di questi è quello che riguarda la possibilità di una parziale rinazionalizzazione.
Il principio di fondo muove dalla condivisibile idea, sostenuta dal commissario Phil Hogan, che considerare come uguali tutte le agricolture europee, senza considerarne le peculiarità o i tratti distintivi, sia una scelta fallimentare.
Muovendo da tale assunto, una delle proposte al vaglio è quella di devolvere ai singoli stati la definizione del modello di attuazione della PAC: in questo quadro, la UE fisserebbe solo gli obiettivi generali da perseguire, lasciando ai singoli Stati la facoltà di definire le modalità, i controlli e gli strumenti per raggiungerli.
Tale proposta non è stata accolta con grande favore: la cessione di potere ai singoli Stati, secondo alcuni, rischia di disgregare l’unitarietà della PAC, con il rischio collaterale di generare politiche di serie A e politiche di serie B, creando un’Europa agricola a due, tre, quattro velocità. Senza contare le conseguenze della possibile reintroduzione di un cofinanziamento statale, che accentuerebbe ulteriormente tali differenze.
Tra i temi che, invece, hanno riscosso particolare consenso ci sono quelli legati all’innovazione, alla semplificazione e alla centralizzazione degli strumenti di gestione del rischio, aspetti fondamentali per il futuro dell’agricoltura.
Per vedere quali saranno, nel concreto, le proposte normative formulate a livello comunitario, occorrerà attendere almeno il prossimo autunno. Ma non sarà un percorso semplice: i trattati sulla Brexit e la pubblicazione del primo quadro finanziario della UE per il periodo 2021-2027 (prevista per maggio) delineeranno con maggiore chiarezza le prospettive economiche comunitarie.
I tempi, però, sono strettissimi: a fine anno, infatti, scatterà il semestre bianco in vista delle elezioni del 2019 e questo potrebbe paralizzare i lavori degli organi UE. Pertanto, per la formazione della nuova PAC si prevede un cammino decisamente tortuoso e complicato.