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La normativa italiana dei rifiuti prevede una importante deroga per quanto riguarda sfalci e potature che, in virtù di tale eccezione, devono essere qualificati come sottoprodotti, con significative agevolazioni per quanto riguarda la loro corretta gestione.
In una recente nota (nota n. 3983 del 15/03/2018), il Ministero dell’Ambiente ha affermato che tale disciplina potrebbe presto cambiare, in quanto il D. Lgs. 152/2006 che regola la materia è in evidente contrasto con la disciplina comunitaria e ciò potrebbe dare causa ad una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia.
Secondo quanto evidenziato nella nota ministeriale, infatti, la direttiva 2008/98 riconduce sfalci e potature all’interno della definizione di “rifiuto organico”. La normativa italiana di riferimento è contenuta all’interno del D. Lgs 152/2006, il cui testo è stato più volte modificato da parte del Legislatore.
Nel testo originario del 2006, si leggeva che, tra i materiali che possono essere gestiti senza essere assoggettati alla normativa sui rifiuti, figurano anche sfalci e potature. Tale previsione era stata modificata radicalmente nel 2010, quando il Codice Ambientale aveva riportato tra i rifiuti anche i prodotti delle attività di gestione di giardini, parchi e campi, in ossequio alla disciplina comunitaria.
Con il Collegato Agricolo dell’estate 2016 (L. 154/2016), invece, il legislatore è tornato indietro, ricomprendendo nuovamente sfalci e potature tra i materiali da escludere dalla definizione di rifiuto: pertanto, essi devono essere considerati come sottoprodotti ed essere destinati ad usi che la direttiva 2008/98 proibirebbe.
Secondo il Ministero, il conflitto tra le due normative è fin troppo palese e sarebbe opportuno iniziare a ragionare di un’abrogazione o una significativa modifica del nuovo art. 185, comma 1, lettera f) del D. Lgs. 152/2006, così come modificato nel 2016, al fine di evitare che si possa arrivare all’apertura di una procedura di infrazione da parte della Commissione UE per il non corretto recepimento della direttiva.
A tale scopo, si legge nella nota, il Ministero dell’Ambiente si impegna ad attivare le necessarie procedure di riallineamento della disciplina nazionale a quella comunitaria, inserendo le relative disposizioni modificative già nel disegno di Legge Europea 2018.
Volendo esprimere il nostro punto di vista, riteniamo che se l’iter di modifica normativa in commento dovesse arrivare a conclusione, i risvolti per il mondo agricolo sarebbero esclusivamente di segno negativo.
Se oggi, infatti, sfalci e potature possono essere utilizzati e gestiti liberamente da parte degli imprenditori agricoli, il loro passaggio nella categoria di rifiuti imporrebbe tutta una serie di adempimenti, procedure e dichiarazioni (come la presentazione del MUD, la cui scadenza è prossima e fissata per il 30 aprile) tali da rendere decisamente più gravosa la gestione di sottoprodotti comuni come ramaglie, sterpaglie, potature, eccetera.
È chiaro che, dal punto di vista dello Stato italiano, l’antinomia normativa va eliminata, anche al fine di evitare problemi e contestazioni da parte dell’Europa. Il conflitto, però, dovrà essere risolto a livello politico, tramite un confronto e una composizione dei diversi interessi.
La mera abrogazione della norma, invece, sarebbe una autentica beffa per tutti gli operatori agricoli, i quali si troverebbero ancora una volta a dover subire passivamente le conseguenze di tale provvedimento. “Lo dice l’Europa” non può essere una motivazione sufficiente.