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Dall’entrata in vigore della L. 242/2016, in Italia è possibile coltivare cannabis sativa, rispettando solo alcune prescrizioni previste dalla normativa. Non sono pochi però i coni d’ombra della disciplina, i quali hanno rallentato la diffusione delle coltivazioni.
Per provare a fare chiarezza, qualche giorno fa il MIPAAF ha pubblicato un’apposita circolare esplicativa, con l’intento di incentivare la creazione di nuove coltivazioni, nonché di agevolare una più strutturata filiera agroindustriale della canapa.
Preliminarmente, la circolare ribadisce che la coltivazione della canapa, così come la vendita di piante a scopo ornamentale sono attività che non richiedono alcuna autorizzazione. La quale, invece, deve essere rilasciata nel caso di coltivazioni, chiaramente per scopi consentiti dalla legge, di piante ad alto contenuto di THC.
La soglia massima di tetraidrocannabinolo fissata per legge per la libera coltivazione è lo 0,2% della canapa greggia, percentuale calcolata secondo i principi stabiliti dal Reg. (UE) n. 1803/2013. Tuttavia, la normativa italiana prevede anche una soglia di tolleranza: nel caso in cui le colture contengano quantità di THC fino allo 0,6%, nessuna responsabilità sarà addebitata all’agricoltore. Laddove, invece, venga sforato anche il limite dello 0,6%, le coltivazioni potranno essere sequestrate e distrutte da parte dell’autorità giudiziaria.
La circolare MIPAAF elenca tutti i possibili usi della canapa sativa, da cui possono ottenersi alimenti, cosmetici, semilavorati e materiali destinati alle più varie attività (industriali e artigianali, bioedilizia, fitodepurazione di siti inquinati, attività didattiche, ricerca). La cannabis sativa, poi, può essere utilizzata anche per il florovivaismo.
Se la cannabis viene utilizzata a fini florovivaistici, la circolare precisa alcuni aspetti:
Un altro importante aspetto precisato dalla circolare MIPAAF riguarda la tanto discussa problematica delle infiorescenze. Secondo il Ministero, non essendo le infiorescenze citate nella L. 242/2016, esse devono essere inserite tra le coltivazioni destinate al florovivaismo, purché tali prodotti derivino da una delle varietà ammesse e il cui valore di THC non sia superiore ai livelli previsti dalla normativa.
Concludendo, la circolare MIPAAF ha provato a specificare e a chiarire alcuni punti della normativa, al fine di incentivare la diffusione delle coltivazioni di “canapa legale”, attualmente frenata dai tanti interrogativi aperti e dalle problematiche ancora irrisolte.