Articoli
Tutti gli aggiornamenti, gli approfondimenti e i casi pratici analizzati e realizzati dai nostri esperti in materia agricola, fiscale, economica e del lavoro.
Con l’ultima Legge di Bilancio, il legislatore italiano ha annunciato un’importante novità per il settore dell’ortofrutta, ossia la creazione di un catasto frutticolo, grazie al quale poter operare scelte strategiche e produttive consapevoli, favorendo lo sviluppo dell’intero comparto.
Tale ambizioso progetto, però, dopo gli importanti annunci, pare essersi arenato e, ad oggi, il rischio che questo interessante strumento non veda la luce è tangibile.
La Legge n. 145/2018, all’art. 1, comma 666 ha previsto lo stanziamento di 2.000.000 di euro per l'anno 2019 e di 3.000.000 di euro per l'anno 2020 al fine dell’istituzione del catasto delle produzioni frutticole nazionali.
La funzione di tale registro sarebbe quella di contribuire alla competitività e allo sviluppo del settore ortofrutticolo nazionale mediante una efficiente gestione delle informazioni sulle superfici e sulle produzioni frutticole, nonché di favorire un corretto orientamento produttivo al mercato, perseguendo una conseguente riduzione dei rischi di sovraproduzione e di volatilità dei prezzi.
Per raggiungere tali obiettivi, sarebbe necessario costituire una banca dati all’interno della quale poter incrociare tutti i dati già a disposizione (si pensi a quelli contenuti nelle domande PAC annuali, ma anche in quelle per i PSR, i programmi operativi dell’OCM, i piani assicurativi nazionali e così via) con quelli raccolti direttamente tramite una ricognizione a livello aziendale delle superfici frutticole, distinte a livello delle principali cultivar.
È facile intuire come l’istituzione di un apposito catasto porterebbe importanti benefici all’intero settore ortofrutticolo. Chiunque, infatti, potrebbe avere facile accesso ad informazioni quali la densità produttiva e la diffusione di un certo prodotto, incentivando così una più sapiente gestione del territorio e delle risorse.
L’individuazione dei criteri e delle modalità di formazione del catasto frutticolo, come di consueto, doveva essere effettuata tramite l’approvazione di un apposito decreto del MIPAAFT da approvare entro novanta giorni dall’entrata in vigore della Legge di Bilancio. Ma a distanza di oltre cinque mesi, come spesso accade in questi casi, di tale decreto nessuna notizia.
Ad oggi, l’Italia deve preoccuparsi di non gettare questa interessante opportunità: già più volte, a livello europeo, si è scelto di non creare uno strumento come questo per la condivisione delle informazioni e la massimizzazione delle risorse. Uno strumento che, se utilizzato propriamente, secondo processi metodologici rigorosi sia nella raccolta che nella gestione dei dati, potrebbe rappresentare il vero quid in grado di sostenere un ulteriore step di crescita dell’intero settore.