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Le “piante officinali”, così denominate per indicare le lavorazioni che vengono effettuate in laboratorio, hanno trovato una loro collocazione nella legislazione italiana nel 1931.
Queste piante sono composte da un eterogeneo gruppo di specie vegetali e, a seconda della natura della molecola, sono classificate in:
Data la grande varietà, solamente una piccola parte delle specie sono conosciute e ampiamente commercializzate. Dai dati raccolti dal Ministero delle Politiche Agricole, le specie più importanti dal punto di vita economico in Italia sono: Mirtillo nero, Vite rossa, Zafferano, Ginkgo, Cardo mariano, Finocchio, Passiflora incarnata, Camomilla, Genziana, Cipolla, Origano, Valeriana, Rosmarino, Cartamo, Liquirizia, Rabarbaro, Assenzio romano, Aglio, Aloe, Coriandolo, Anice, Meliloto, Carciofo, Lavanda, Coriandolo, Psillio, Finocchio selvatico, Camomilla, Origano, Passiflora, Tarassaco, Achillea, Echinacea, Salvia, Melissa, Elicriso, Anice, Timo.
L’ordinamento italiano, con il D.Lgs. 75/2018, ha stabilito che “la coltivazione, la raccolta e la prima trasformazione delle piante officinali, sono considerate attività agricola, ai sensi dell’art. 2135 del codice civile” e, inoltre, che “la coltivazione, la raccolta e la prima trasformazione in azienda delle piante officinali sono consentite all’imprenditore agricolo senza necessità di autorizzazione”.
Con questa legge, la coltivazione delle piante officinali è diventata una nuova opportunità di mercato per gli imprenditori agricoli anche se, purtroppo, in Italia sono ancora poche le aziende dedite alla coltivazione di tali colture.
Il settore delle piante officinali non è un settore da sottovalutare, sia perché potrebbe soddisfare l’interesse del pubblico verso una vita più sana e una dieta equilibrata, sia perché permetterebbe agli agricoltori di integrare, e in taluni casi sostituire, le colture che ormai non assicurano più la remuneratività necessaria, capace di garantire la sostenibilità delle aziende.
Gli step della produzione delle piante officinali sono, sostanzialmente, quattro:
Il problema principale nella coltivazione di piante officinali è rappresentato dai costi della manodopera e per questo è possibile rivendere la materia prima ad aziende specializzate nella trasformazione.
Nonostante lo scarso appeal mostrato dai produttori italiani, le piante officinali sono sotto la lente del legislatore per i vari utilizzi nel settore alimentare, farmaceutico, cosmetico e di biodifesa.