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Il 15 febbraio 2022, il FiBL, uno dei principali istituti di ricerca in agricoltura biologica a livello mondiale - in collaborazione con IFOAM Organics Europe and International - ha reso note le statistiche annuali sul biologico a livello mondiale ed europeo. La raccolta di dati viene annualmente elaborata e resa pubblica attraverso il report dal titolo “The World of Organic Agriculture”.
Stando agli ultimi dati pubblicati riferiti al 2020, a livello mondiale crescono le superfici destinate ad agricoltura biologica, così come il numero di operatori e la domanda di prodottti bio:
I valori che ci vengono restituiti appaiono incoraggianti e riconfermano il ruolo da protagonista che ha l’Italia a livello europeo. Il mercato biologico europeo ha raggiunto un valore record di 52 miliardi di euro, di cui 45 miliardi nell’Unione Europea, facendo registrare un incremento positivo del 15% rispetto all’anno precedente (il tasso di crescita più elevato mai registrato negli ultimi dieci anni). Tali cifre confermano l'UE al secondo posto in temini di dimensione del mercato del biologico, preceduta dagli Stati Uniti e seguita dalla Cina.
Nel dettaglio, la Germania si posiziona al primo posto in UE con un valore di mercato stimato a 15 miliardi di euro, seguita dalla Francia (12,7 mld di euro) e dall'Italia (3,9 mld di euro).
In crescita anche le superfici biologiche con un incremento di 700.000 ettari (+5,3%) nel 2020 rispetto all’anno precedente. La superficie destinata ad agricoltura biologica rappresenta il 9,3% del totale dei terreni coltivati nell’Unione Europea. Nell'UE, più della metà della superficie agricola destinata ad agricoltura biologica è concentrata in quattro Paesi: Francia, Spagna, Italia e Germania.
In questo caso è la Francia il Paese che registra i valori maggiori in termini di superfici destinate ad agricoltura biologica (2,5 mln di ettari), seguita da Spagna (2,4 mln di ettari) e Italia (2,1 mln di ettari).
L’italia continua, in ogni caso, a detenere i suoi primati. Il bel Paese
mantiene la percentuale più elevata di superfici bio sul totale, con un valore del 16%; a seguire si posizionano Germania e Spagna (10%), e al terzo posto la Francia (9%). L'Italia, infine, mantiene il primato UE anche per numero di produttori e di trasformatori di alimenti biologici.
Il report pubblicato contiene senza dubbio dati preziosi e funzionali al monitoraggio di alcuni degli obiettivi che l’UE si è imposta di raggiungere con le strategie “Farm to Fork” e “Biodiversità 2030” (25% della SAU dell’UE dovrà essere bio entro il 2025); risulta essenziale tuttavia, quest’anno più che mai, contestalizzarli e interpretarli con attenzione.
Come accennato, quest’ultimi si riferiscono al 2020, anno notoriamente caratterizzato da eventi eccezionali dovuti alla pandemia da COVID-19. La non ordinarietà vissuta nel 2020 si è riflessa anche sulle abitudini dei consumatori. La prima fase di lockdown generalizzato ho portato al boom degli acquisti tramite e-commerce, alla fuga dai supermercati/ipermercati, alla riscoperta dei negozi di prossimità, alla chiusura delle attività legate alla ristorazione. Soprattutto nei primi periodi di pandemia, si è assistito ad un accaparramento forzato dei beni di prima necessità con un conseguente “effetto dispensa”. La pandemia ha stimolato anche riflessioni sul rapporto uomo/natura e sull’importanza di consumare cibo sano e di qualità.
Il susseguirsi di tali eventi ha innescato un meccanismo che ha presumibilmente “falsato” i consumi rispetto all’ordinarietà. Con oggettività va dunque considerata la possibilità concreta che la pubblicazione del report riferito ai dati del 2021 (l’anno prossimo) ci restituisca un quadro ben diverso, in cui probabilmente saranno presenti diversi segni negativi.