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A fine settembre c.a. l’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna ha approvato all’unanimità la proposta di legge per l’istituzione e il potenziamento dei distretti biologici.
L’Emilia-Romagna, con 7.330 imprese biologiche attive, è la quinta Regione per numero di imprese attive nel comparto, registrando una crescita annuale del +5,85% rispetto al 2021. Si posiziona sempre al quinto posto in Italia per numero di ettari destinati ad agricoltura biologica (193.361 ha), preceduta da Sicilia (387.202 ha), Puglia (320.829 ha), Toscana (229.070 ha) e Calabria (193.616 ha). Circa un ettaro su 5 in Emilia-Romagna è certificato biologico (18,7% rispetto al totale della SAU regionale) (SINAB, “Bio in cifre 2023”).
La Legge Nazionale n. 23 del 9 marzo 2022 sulla produzione agricola, agroalimentare e acquacoltura con metodo biologico, annovera i distretti biologici e i biodistretti tra i distretti del cibo, in cui sono ricompresi anche i sistemi produttivi locali, di carattere interprovinciale o interregionale, a spiccata vocazione agricola nei quali siano significative attività di coltivazione, allevamento, trasformazione e preparazione di prodotti biologici certificati e in cui la produzione primaria biologica insista in aree appartenenti a più Comuni.
Il distretto biologico è una forma di governance territoriale in cui diversi attori (produttori agricoli, trasformatori, operatori turistici, enti di ricerca, Pubbliche Amministrazioni e privati cittadini) stringono un accordo per la gestione e promozione comune delle risorse messe a disposizione in un particolare areale, in un’ottica sostenibile, partendo proprio dalla valorizzazione e promozione delle produzioni biologiche.
Con la Legge 3 ottobre 2023, n. 14, l’Emilia-Romagna è stata la prima Regione a dotarsi di un quadro normativo regionale per regolamentare i distretti biologici, in applicazione alla Legge Nazionale in materia di agricoltura biologica (Legge n. 23 del 9 marzo 2022). L’obiettivo principale della Legge è quello di disciplinare, riconoscere e promuovere la libera aggregazione dei soggetti partecipanti ad un sistema produttivo locale (biodistretto), al fine di incentivare sul territorio regionale le pratiche dell’agricoltura biologica e stabilire un modello agro-economico sostenibile.
Secondo le disposizione della legge regionale, il territorio di operatività del biodistretto non può essere sovrapponibile a quello di altri distretti del biologico, deve avere un’incidenza percentuale in termini di superficie coltivata con metodo biologico pari al 20% della SAU totale (inclusa la superficie in conversione) e comprendere almeno cinque Comuni contigui.
Gli imprenditori agricoli in regime biologico devono essere almeno trenta unità e rappresentare almeno 400 ettari di SAU.
Nel distretto biologico possono aderire altri soggetti, quali enti locali e altri enti pubblici, enti di ricerca pubblici e privati, Università, enti accreditati per la gestione delle attività di formazione professionale, scuole e soggetti dediti alla ricerca e all’innovazione in materia di produzioni biologiche, enti e associazioni che svolgono attività di tutela e valorizzazione dell’ambiente e del territorio, imprenditori agricoli non bio, organizzazioni professionali agricole, organizzazioni sindacali e associazioni di rappresentanza della cooperazione ed altri soggetti.
La Legge prevede l’istituzione di un Comitato promotore del distretto del biologico, per promuovere l’individuazione dei soggetti e la costituzione del biodistretto stesso, tramite la stipula e la sottoscrizione di un protocollo costitutivo.
Il Comitato sottopone alla Giunta regionale la proposta di costituzione del distretto del biologico, presentandone un piano. Tale piano deve contenere una serie di informazioni quali la denominazione del distretto, la delimitazione territoriale con indicazione della superficie minima condotta con metodo biologico, una proposta di forma giuridica, l’elenco dei soggetti partecipanti, una proposta di organizzazione amministrativa (Consiglio direttivo, Legale Rappresentante, ipotesi di statuto e ipotesi di regolamento), le finalità del distretto e le attività previste, i risultati attesi tramite l’utilizzo di indicatori, le attività di promozione previste per incentivare forme di certificazione di gruppo e le previsioni dell’impatto ambientale, economico e sociale.
È prevista inoltre l’istituzione di un Osservatorio regionale dei distretti del biologico, con il compito di monitorare l’attuazione dei risultati previsti. La Regione ha previsto un sostegno finanziario per le finalità della Legge suddetta, stanziando €50.000 per il 2023, €100.000 per il 2024 e €100.000 per il 2025.
Ad oggi risultano già sette[1] le realtà regionali formate, o in corso di costituzione, che attendono il riconoscimento dalla legge regionale suddetta.
[1] Il distretto del biologico nell’Appennino Bolognese, il biodistretto Valli del Panaro, il distretto biologico della Val Bidente e dell’Alta Val Rabbi, il distretto biologico in provincia di Reggio Emilia, il biodistretto Alte Valli nell’Appennino Parmense, Toscano, Ligure, il distretto biologico della Romagna Estense e il distretto del Comune di Cesena.