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Brexit preannuncia una strada tutta in salita per gli esportatori UE, soprattutto se attivi in particolari settori strategici anche per l'economia nazionale.
Tra i settori maggiormente interessati, si registra quello dei prodotti sottoposti ad accisa, primi fra tutti gli alcolici ed il vino.
La circolazione di questi prodotti, massivamente ceduti dall'Italia nel Regno Unito, è soggetta a regole particolarmente restrittive, che investono ambiti di qualificazione soggettiva e oggettiva.
Mutando il quadro normativo, i prodotti alcolici passeranno da un regime semplificato di circolazione unionale a uno di esportazione doganale. Dunque, l'esportatore di vino nazionale in UK, per legge, dovrà essere anzitutto un soggetto stabilito nell'Unione Europea, tema di sicuro interesse, ad esempio, per le piattaforme e-commerce. Inoltre, questi dovrà presentare una dichiarazione doganale redatta sul formulario ad hoc, la quale recherà il riferimento del cosiddetto ''numero ARC'' contenuto nell'e-AD, che è il documento tipico delle accise in circolazione in regime sospensivo, sempre obbligatorio per l'export.
Le merci, in questo modo, viaggeranno in regime sospensivo (per le accise) e non imponibile (per l'IVA) in quanto l'applicazione dell'imposta avverrà al di fuori dell'UE. Ma, per tali regimi, è necessario un attentissimo monitoraggio del buon esito dell'operazione doganale, con conferma della qualità e della quantità di merce che ha lasciato il territorio dell'UE. Solo questa conferma legittima l'operazione sul piano fiscale e consente lo svincolo delle eventuali garanzie prestate sul movimento.
Da ultimo, è bene precisare che gli invii di prodotti sottoposti al regime delle accise in regime sospensivo è consentito solo tra soggetti qualificati, gli unici a poter operare in dogana e, poi, a spedire, stoccare e ricevere merci. Con un atto dedicato, il Governo inglese ha infatti proceduto ad accogliere direttamente nel proprio sistema tutta la legislazione UE maturata in questi decenni. Tuttavia, dal 31 ottobre, nulla vieta al Regno Unito di introdurre regole extra tributarie molto più restrittive o, al contrario, aperte rispetto al sistema maturato dall'UE.