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“Novità Economico-Fiscali 2020” - Intervista a Stefano Zamagni

 

Globalizzazione, tra giovani e anziani va creata una nuova alleanza: lo afferma Stefano Zamagni, noto economista internazionale che parteciperà al prossimo convegno sulle Novità Economico-Fiscali 2020 organizzato da ConsulenzaAgricola.it. L’impatto della globalizzazione e della digitalizzazione nell’attività di aziende e professionisti è il tema che affronterà con un approccio tecnico e filosofico insieme

 

Forlì, 22 ottobre 2019 - “Il modello taylorista è superato e deve essere sostituito da quello olocratico, introdotto in America 12 anni fa ma che nel nostro Paese non ha ancora fatto completamente la sua comparsa”.

Così Stefano Zamagni, noto economista all’Università di Bologna e presidente della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, voce tra le più conosciute e autorevoli del mondo economico internazionale, la cui presenza rientra nell’elenco dei relatori che parteciperanno al convegno promosso da ConsulenzaAgricola.it dedicato alle Novità Economico-Fiscali del 2020, in calendario il 18 dicembre 2019 presso il Palacongressi di Rimini a partire dalle ore 8.30.

Le ripercussioni della globalizzazione e della digitalizzazione sull’attività degli imprenditori e dei professionisti sarà il tema di cui si occuperà il professor Zamagni secondo il quale, come ha detto all’inizio, per il mondo imprenditoriale e dei professionisti urge un cambiamento radicale del proprio modo di agire.

“Due sono gli eventi che hanno caratterizzato gli ultimi 40 anni - spiega Stefano Zamagni - la globalizzazione e la quarta rivoluzione industriale, fenomeni che hanno profondamente modificato i modelli produttivi non tanto e non solo perché hanno rappresentato e rappresentano tuttora una novità, quanto perché hanno modificato i criteri di vita e di pensiero delle persone. Se per le generazioni nate negli ultimi decenni del secolo scorso la tecnologia costituisce uno strumento di lavoro, per i cosiddetti millennial sono invece ambienti di vita, componenti indispensabili della loro esistenza. L’impatto che la globalizzazione e la quarta rivoluzione industriale hanno avuto sul mondo imprenditoriale e dei professionisti ha determinato la crisi di un’organizzazione del lavoro verticale, dove il padrone comandava per il semplice motivo di essere il titolare dell’azienda. È qui che entra in scena il professionista, colui a cui è richiesto lo sforzo e la capacità di aiutare l’imprenditore a una trasformazione culturale che lo affranchi da un ruolo superato, quello che per l’appunto  teorizzava Frederick Taylor. Per imprenditori e professionisti quindi una grande sfida”.

Modello taylorista e modello olocratico. Quali sono le differenze, professore?

“Profonde e fondamentali. Se il modello taylorista prevedeva una gestione dell’impresa orizzontale, dove il capo, anche quando privo di capacità, comandava, oggi occorre guardare al modello olocratico, che significa potere distribuito, in cui tutti devono suggerire le linee di innovazione, non ci sia spazio per l’arroganza che mortifica e isola un giovane lavoratore che invece ha tutte le potenzialità per arricchire con le sue conoscenze l’azienda in cui lavora”.

Si potrebbe osservare che, al di là delle scarse competenze e dell’arroganza di un imprenditore, ai giovani manca l’esperienza.

“È un’osservazione sbagliata perché una persona anziana o comunque in età matura deve avere la saggezza. E la saggezza, di cui oggi i giovani difettano, non te la dà l’esperienza. Da una parte quindi abbiamo la conoscenza, dall’altra auspicabilmente la saggezza che presuppone razionalità, quella che serve nelle decisioni, un’operazione che i giovani non sanno fare: è in questo contesto che deve nascere una nuova alleanza tra giovani e anziani”.

Esistono realtà imprenditoriali in cui questa alleanza si è creata e ha dato buoni risultati?

“Certo e sono in crescita. Purtroppo, e spesso, l’azione dei mass media tende a dare un’informazione enfatizzata delle notizie negative, omettendo invece di dare risalto a quelle positive che dimostrano nei fatti quanto sia possibile  non solo pensare, ma creare un nuovo e migliore modo di vivere e lavorare. La globalizzazione e la digitalizzazione devono essere viste come una grande sfida che richiede un cambiamento culturale ineludibile e, come dicevo prima, assegna al professionista un ruolo chiave. Se non sarà in grado di assolverlo brillantemente, nel giro di un paio di decenni la sua figura sarà sostituita dai robot”.


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