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Salvata la rendita IVA sulle vendite alla grande distribuzione, l’Unione Europea boccia la normativa italiana

Nella giornata di Venerdì 22 maggio l’Unione Europea ha bocciato l’estensione del meccanismo dell’inversione contabile ai fini IVA  (reverse charge) alle cessioni di beni effettuate nei confronti della grande distribuzione, introdotto dalla legge di stabilità 2015.

Il “no” di Bruxelles, ampiamente caldeggiato dagli esperti di Consulenzaagricola.it (si veda, in tal senso, la circolare 391/2014), censura definitivamente una normativa che avrebbe potuto generare conseguenze devastanti soprattutto per le aziende agricole in regime speciale IVA che operano nei confronti della grande distribuzione.

Infatti, l’applicazione del reverse charge non avrebbe più consentito di esporre l’IVA sulle fatture di vendita; conseguentemente non si sarebbero più potute applicare le percentuali di compensazione e l’imposta assolta sugli acquisti sarebbe rimasta un costo a tutti gli effetti, con conseguenze finanziarie drammatiche.

In sostanza, secondo il giudizio della Commissione Europea, che ha dichiarato la norma italiana non in linea con l’art. 395 della direttiva comunitaria sull’IVA, non cè alcuna prova concreto che l’estensione dell’inversione contabile alla GDO possa contribuire a combattere le frodi, anzi, potrebbe in realtà determinare lo spostamento del problema al settore del commercio al dettaglio o ad altri Stati.

A questo punto il Governo si dovrà preoccupare di trovare le coperture per il minor gettito causato dall’inapplicabilità della norma, anche se il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha rassicurato che non vi sarà alcun aumento delle imposte sulla benzina, poiché il Ministero non è stato colto impreparato dalla decisione, visto che ha sempre monitorato le valutazioni di Bruxelles.

Altra problematica al vaglio della UE è l’applicazione dello split payment per i fornitori della Pubblica Amministrazione, normativa che, a differenza del reverse charge, è già in vigore. Orbene, un’eventuale bocciatura anche su questo punto costerebbe poco meno di un miliardo di Euro, che se sommati ai 728 dell’inversione contabile, farebbero lievitare il conto per lo Stato Italiano a 1,7 miliardi euro.

Comunque vada sarà sempre un problema!!!!!!!!!!

 



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