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Il Ministero dello sviluppo economico (Mise) tradisce le aspettative del comparto agricolo sul fronte delle rinnovabili; questo è quanto emerge dalla bozza di decreto sul nuovo regime incentivante per il periodo 2016-2017.
Le tariffe onnicomprensive ipotizzate dal Mise, almeno per biogas e biomasse, sono del tutto inadeguate a stimolare qualsiasi investimento. Infatti, le tariffe incentivanti, indicate nella bozza di decreto, riferite al primo scaglione di potenza fino a 300 kWe, sono pari a 0,21 euro/kWh immesso in rete per il biogas e di 0,22 euro/kWh per le biomasse, contro rispettivamente gli attuali 0,236 euro/kWh e 0,257 euro/kWh.
Si tratta di una decurtazione di circa l’11% per il biogas e di oltre il 14%per le biomasse.
E pensare che scopo di questo decreto doveva essere, nell’intento ministeriale, quello di garantire continuità al comparto, superando il problema del raggiungimento del plafond di 5,8 miliardi di euro destinati a sostenere le fonti diverse dal fotovoltaico.
Alla luce di questi dati chiunque, all’interno del comparto, può facilmente prevedere l’ulteriore rallentamento delle iniziative imprenditoriali nel campo delle agroenergie.
I numeri parlano chiaro: negli ultimi tre anni, nonostante tariffe ben più elevate, le quote di potenza installata riservate a biogas, biomasse e biocombustibili non sono mai state nemmeno lontanamente raggiunte.