La Rivista | nº 10 Ottobre 2023


La registrazione di un marchio collettivo

di Gualtiero Roveda, avvocato

Nel complesso mercato del settore alimentare, dove una vasta gamma di prodotti compete per l'attenzione dei consumatori, un elemento distintivo può rivestire un’importanza da tenere in debita considerazione. Studi sociologici, infatti, affermano che la determinazione all'acquisto da parte dei clienti passa attraverso la percezione di garanzie legate alla qualità, origine, status, appartenenza, prezzo.

In questo contesto, i marchi collettivi, nati per contraddistinguere prodotti (o servizi) che presentano peculiarità specifiche, pur messi in commercio da una pluralità di imprese, svolgono un ruolo di interesse, poiché rappresentano una garanzia, per quanto riguarda determinate caratteristiche dei beni offerti al pubblico.

Un marchio collettivo, per questa sua funzione di garante, può così aprire nuove opportunità di mercato, contribuire alla differenziazione dell’offerta e semplificare la comunicazione, rendendo i prodotti facilmente riconoscibili, unici e rispettosi di standard prestabiliti che tranquillizzano gli acquirenti sulla genuinità di quanto stanno comprando. I controlli severi, necessariamente imposti dal suo regolamento, migliorano la tracciabilità e la sicurezza alimentare. I consumatori che hanno esperienze positive tendono a fidelizzarsi e garantiscono una clientela stabile. Il marchio collettivo spesso promuove anche la cultura, la tradizione locale e pratiche agricole rispettose dell’ambiente, contribuendo così anche alla sostenibilità del settore.

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