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Investimenti in beni ammortizzabili per adeguare stalle e allevamenti: le scelte dei soccidari sono determinanti per la detrazione dell’IVA

di Sauro Garavini, dottore commercialista e Massimiliano Mercuri, dottore commercialista

Il settore agricolo zootecnico, nel corso degli anni, è stato progressivamente interessato da direttive volte a migliorare il benessere degli animali allevati, nonché da provvedimenti urgenti derivati dall’esigenza di proteggere gli animali, e indirettamente l’uomo, da virus pestosi particolarmente insidiosi e pericolosi; inoltre, come tutti gli altri settori produttivi, è stato coinvolto nel processo che impone una riduzione degli impatti ambientali sia in termini di emissioni che di razionale utilizzo delle risorse.

Questi fattori, sommati all’esigenza di adeguare gli impianti produttivi dal punto di vista tecnologico, hanno imposto agli allevatori di intervenire nelle proprie aziende con investimenti, spesso particolarmente onerosi e, in genere, non derogabili o rinviabili.

In questo processo non mancano gli interventi pubblici tramite politiche di sostegno volte ad accompagnare le imprese a questa transizione tecnologica, strutturale ed organizzativa. Spesso però contributi e finanziamenti pubblici non sono sufficienti a garantire la sostenibilità economica e finanziaria nel breve periodo, ponendo così le imprese del settore di fronte a scelte basate su valutazioni razionali che hanno portato, in molti casi, alla dismissione di alcuni siti produttivi al fine di concentrare le risorse su quelli più facilmente convertibili o adeguabili alle sopravvenute necessità.

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