La nuova disciplina dei crediti inesistenti e non spettanti: profili sostanziali e procedimentali

di Alessandro Vannini, avvocato

1. Prima della riforma

Uno dei temi più spinosi su cui il Legislatore della riforma fiscale è stato chiamato a intervenire è senz’altro quello della disciplina del recupero dei crediti d’imposta indebitamente utilizzati.

In particolare, la Legge n. 111/2023, recante la delega al Governo per la riforma fiscale, prevedeva la necessità di “introdurre, in conformità agli orientamenti giurisprudenziali, una più rigorosa distinzione normativa anche sanzionatoria tra le fattispecie di compensazione indebita di crediti di imposta non spettanti e inesistenti[1].

Come noto, le principali criticità interpretative e operative sono sorte con la revisione del sistema sanzionatorio tributario e penale-tributario occorsa nel 2015[2], posto che – prima di allora – la legislazione fiscale italiana non conosceva una puntuale distinzione tra crediti “non spettanti” e crediti “inesistenti”.

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