Il quadro normativo sulla dealcolizzazione del vino in Italia

di Stefano Senatore, avvocato esperto in diritto alimentare e vitivinicolo

Sono trascorsi ormai 3 anni da quando la Riforma della PAC, con il Regolamento (UE) 2021/2117, ha introdotto in Europa la possibilità di realizzare prodotti vitivinicoli dealcolizzati e parzialmente dealcolizzati, caratterizzati da un tenore alcolico inferiore alla soglia minima prescritta dalla normativa, e di commercializzare gli stessi come “vini”.

Considerata la diretta applicabilità delle disposizioni unionali, questi prodotti vitivinicoli innovativi hanno già fatto, legalmente, la loro comparsa anche sul mercato italiano. Sino ad oggi, tuttavia, l’ordinamento nazionale presentava una serie di ostacoli normativi che precludevano, di fatto, la messa in atto delle operazioni di dealcolizzazione[1].

La situazione di impasse parrebbe[2] essere stata, finalmente, superata grazie al Decreto MASAF del 20 dicembre 2024 - giunto all’esito un iter lungo e travagliato - che ha adeguato il nostro sistema giuridico al diritto dell’Unione, schiudendo le porte alla realizzazione di vini dealcolizzati anche sul territorio italiano.

Il suddetto testo normativo (ad oggi, ancora in attesa di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale) enuncia infatti chiaramente, all’art. 1, che “conformemente alle modalità stabilite nel presente decreto è possibile ridurre parzialmente o totalmente il tenore alcolico dei vini”.

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