Dal campo al mercato: il contratto di rete come strumento per il futuro dell’agricoltura

di Francesco Tedioli, avvocato

1. Introduzione

Negli ultimi anni, il settore agricolo italiano ha dovuto affrontare sfide sempre più complesse, legate alla crescente concorrenza globale, alla necessità di innovazione tecnologica e ai vincoli imposti dalle normative ambientali e di sostenibilità.

In un contesto caratterizzato dalla predominanza di piccole e medie imprese agricole, spesso a gestione familiare, è emersa con forza la necessità di nuovi modelli organizzativi che consentano agli operatori di collaborare, condividere risorse e competenze, e accedere con maggiore facilità ai mercati e ai finanziamenti pubblici.

Tra le soluzioni introdotte dal legislatore per supportare questa trasformazione, il contratto di rete ha assunto un ruolo centrale. Questo strumento giuridico è stato concepito per favorire forme di cooperazione strutturata tra imprese, senza comprometterne l’autonomia giuridica e patrimoniale[1]. La sua applicazione al settore agricolo ha trovato una disciplina specifica con il D.L. n. 91/2014, che ha adattato l’istituto alle peculiarità del comparto primario, permettendo alle imprese agricole di unire forze e competenze per affrontare le sfide del mercato con maggiore solidità.

Per visionare il contenuto devi avere un abbonamento attivo


Sei già abbonato?






SCOPRI TUTTI GLI ARTICOLI DELLA RIVISTA

Please publish modules in offcanvas position.