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La Commissione europea vuole limitare l’imposizione di condizioni inique o antieconomiche da parte dei soggetti economicamente più forti a svantaggio degli altri attori della filiera agro-alimentare.
L’applicazione di pratiche commerciali sleali è diffusa e si ramifica nei vari livelli della filiera. Gli effetti impattano trasversalmente dalla distribuzione fino alle aziende di produzione primaria, e i riflessi di tali pratiche in genere non sono diretti, ma producono i loro effetti a caduta sui diversi operatori.
I produttori agricoli, dovendo competere sul mercato con produzioni che per loro natura sono deperibili, necessitano di commercializzare i loro raccolti al momento della maturazione, pertanto, sono spesso vittime dirette o indirette di questi meccanismi.
La stessa PAC, tra i propri obiettivi fondamentali, ha il compito di assicurare un tenore di vita equo alla popolazione agricola attraverso l’incremento della produttività, la stabilizzazione dei mercati, la sicurezza degli approvvigionamenti e l’applicazione di prezzi ragionevoli per i consumatori.
In ambito comunitario il processo per affrontare questa problematica è stato avviato nel 2016, quando, con una risoluzione del Parlamento europeo, si invitava la Commissione a presentare una proposta relativa al quadro giuridico dell’Unione in materia di pratiche commerciali sleali.
La proposta che si sta delineando prevede la definizione di alcune pratiche vietate, che gli Stati membri si dovranno impegnare a perseguire. Tali pratiche riguardano:
Inoltre, gli Stati membri dovranno vigilare affinché alcune pratiche siano ammesse solo se le condizioni sono chiare e univoche al momento della conclusione del contratto di fornitura. Tra le condizioni da monitorare vi sono:
Queste sono alcune delle previsioni proposte nella direttiva 2018/0082 che ha ricevuto il benestare dalla Commissione agricoltura del parlamento europeo.
Gli interessi in gioco sono rilevanti, pertanto, le misure che saranno introdotte potranno forse contenere la diffusione selvaggia di pratiche sleali in ambito europeo. Ma sarebbero maggiormente efficaci se i principi espressi dalla Commissione fossero adottati anche nei principali mercati extra-UE.