La Legge di Bilancio 2020 non dovrebbe portare in dono buone notizie per i dipendenti a cui sono concesse in uso promiscuo le auto aziendali.
Nella prima versione della norma è, infatti, prevista la triplicazione dell’imposizione fiscale in capo ai dipendenti, per le auto aziendali loro concesse in uso promiscuo.
L’attuale calcolo della base imponibile avviene nella misura 30% del reddito convenzionale determinato sulla base delle tariffe pubblicate ACI. Il Governo ha proposto di passare alla tassazione del 100%.
Ora, però, sembra che vi sia un ripensamento e si parla di un passaggio al 60%. Mancano però ancora quasi due mesi all’approvazione della manovra e, molto probabilmente, vi saranno altre rimodulazioni.
Tassazione del fringe benefit
I dipendenti a cui è concessa in uso promiscuo l’auto aziendale oggi determinano la quota imponibile fiscale nella misura del 30% del costo chilometrico pubblicato dall’ACI, diversificato a seconda del modello di auto e del tipo di alimentazione, moltiplicato per una percorrenza convenzionale di 15.000 chilometri (art. 51, comma 4, lett. a) del TUIR).
Pertanto, ipotizzando l’utilizzo di una semplice utilitaria dal costo chilometrico di 0,4049 euro, il fringe benefit attuale ammonta a 1.822 euro (30% di 0,4049 x 15.000). Secondo quanto indicato nella prima bozza della Legge di Bilancio, dal prossimo anno il fringe benefit per la stessa auto passerebbe quindi a 6.073 euro.
Se la norma sarà confermata, in molti casi sarà necessario verificare se non sia più conveniente per il dipendente la possibilità di utilizzare la propria auto presentando il rimborso spese al datore di lavoro, oppure verificare altri servizi quali ad esempio il noleggio.
Nella prima ipotesi, il rimborso chilometrico ricevuto dal dipendente per i transfer di lavoro non è imponibile ai fini delle imposte sul reddito. Il noleggio dell’auto potrebbe, invece, esser maggiormente conveniente per l’azienda.
Sono in molti a scoraggiare questo incremento di tassazione, in quanto il rimborso chilometrico a piè di lista, oltre a comportare un adempimento amministrativo non indifferente, potrebbe prestarsi a contestazioni in quanto potrebbe essere considerata una modalità di retribuzione in nero del collaboratore.
Le ipotesi alternative
Una delle ipotesi che sta prendendo piede pare essere quella di una rimodulazione “green” del calcolo del fringe benefit attraverso l’introduzione di una diversa tassazione a seconda dell’impatto ambientale del mezzo concesso in uso promiscuo (30% auto elettriche, 60% fino a 160g/km di emissioni di CO2 e 100% per le auto con emissioni di CO2 superiori).
Non resta che da vedere quali saranno gli sviluppi della previsione in commento nel corso dell’iter di formazione della prossima Legge di Bilancio.
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