Con questo articolo si propongono alcune sintetiche indicazioni di natura economico-finanziaria per interpretare i risultati di gestione di un’azienda agricola.
Il tema della verifica e valutazione della redditività dell’azienda agricola sarà anche oggetto di uno specifico approfondimento nel numero di dicembre della rivista ConsulenzaAgricola.it, in prossima uscita.
In sintesi, quando si calcola la redditività, si stima se l’azienda agricola è un investimento redditizio. Per capirlo non è sufficiente dire: “quest’anno ho guadagnato 30.000 euro, è andata bene!”
Quanto capitale è stato investito dall’imprenditore per generare quel reddito netto? I 30.000 euro potrebbero essere troppo pochi, se messi in rapporto con il capitale aziendale. Peggio ancora sarebbe dire “quest’anno mi sono avanzati 30.000 euro (come risultato netto del flusso di cassa), è andata bene!” Quell’avanzo potrebbe essere solo apparente, per versamenti di competenza passata che devo ancora effettuare.
Le scelte in azienda, in base ai risultati di gestione, devono essere supportate e validate da strumenti di analisi che producano indici di facile interpretazione. Serve una metodologia semplice per entrare in un mondo complesso: il modello economico finanziario.
In Italia, nel mondo agricolo di grande tradizione familiare, non si è sviluppata una grande conoscenza del bilancio aziendale e delle relative potenzialità, per vari motivi, non ultimo il fatto che le aziende in regime forfettario non sono sottoposte all’obbligo di presentare tale documento. Il significativo cambiamento degli scenari agro-zootecnici negli ultimi trent’anni rende però oggi obbligatorio, di fatto, avvicinarsi a questo prezioso strumento, senza il quale diventa impossibile la gestione corretta ed intelligente della propria azienda.
La principale difficoltà riscontrata nel proporre questo approccio all’imprenditore agricolo è la disinformazione unita a volte, purtroppo, alla presunzione di conoscere già una cosa che, essendo complessa, non è immediata da comprendere. Alcune aziende, anche di rilevanti dimensioni, navigano ancora secondo la cosiddetta “contabilità del cassetto”, cioè l’osservazione saltuaria del “conto in banca”.
Il punto nodale di questa difficoltà è interpretabile come l’idea esistente di indifferenza tra il concetto di flusso di cassa, di utile aziendale e di redditività.
Chiedo scusa, fin d’ora, se in alcuni passaggi si tenderà a semplificare i concetti e le analisi, appositamente per cercare di rendere il più comprensibile possibile il problema. Si prova di seguito a chiarire le definizioni ed i contenuti di alcuni concetti:
- flusso di cassa: generalmente, con il termine liquidità si intende la capacità dell’impresa di onorare debiti che scadono nel breve termine attraverso le risorse che si rendono disponibili nello stesso arco temporale, con la possibilità di usare per questo anche le disponibilità liquide già presenti;
- utile aziendale: cosa ben diversa è l’utile aziendale. Esso si evince dal conto economico aziendale, che ha l’importante scopo di valutare, secondo un metodo preciso, il risultato di gestione di un periodo definito (classicamente un anno). Perché la valutazione sia corretta occorre, quindi, immettere nella valutazione solamente i costi e i ricavi relativi a quell’anno di attività (principio di competenza) a prescindere dalla loro data di incasso o pagamento.
Nella Rivista si approfondiranno, soprattutto, le chiavi interpretative che distinguono questi due riferimenti di bilancio.
Confronto tra flusso di cassa e utile aziendale
Alessandro Ragazzoni
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