Con la Sentenza n. 24562 del 9 agosto 2022, la Corte di Cassazione è tornata ad occuparsi dell’annosa questione concernente la deducibilità dei compensi erogati agli amministratori non previamente e specificatamente determinati da un’apposita delibera assembleare.
Nella Sentenza, in particolare, la Corte di Cassazione ha affermato che il difetto di specifica delibera dell’assemblea in ordine alla determinazione del compenso agli amministratori può essere sanato in sede di delibera di approvazione del bilancio, a condizione che detta delibera approvi espressamente la relativa voce, non essendo sufficiente la semplice approvazione del bilancio contenente tale voce.
La deducibilità dei compensi agli amministratori di Srl
Al fine di addivenire alla deducibilità fiscale e civilistica dei compensi erogati agli amministratori, è necessaria una esplicita delibera assembleare per la loro determinazione, che non può considerarsi implicita in quella di approvazione del bilancio di esercizio.
La mera delibera di approvazione del bilancio contenente la posta relativa ai compensi degli amministratori non è dunque idonea a configurare la specifica delibera di determinazione del compenso richiesta dalle norme civilistiche, salvo che l’assemblea convocata per l’approvazione del bilancio, essendo totalitaria, non discuta e approvi espressamente un ordine del giorno contenente la specifica proposta di determinazione dei compensi da liquidare agli amministratori.
Gli amministratori di società non possono dunque predeterminare autonomamente il proprio compenso, per poi ottenerne la ratifica dei soci attraverso la delibera di approvazione del bilancio nel quale è inserita la relativa voce di spesa.
La mancanza di una delibera specifica sui compensi attribuiti agli amministratori comporta, sotto il profilo civilistico, la nullità dell’atto di autodeterminazione del compenso da parte degli amministratori e, sotto il profilo fiscale, la non deducibilità del compenso. L’Amministrazione Finanziaria, infatti, può disconoscere la deducibilità fiscale dei costi sostenuti dalla società per difetto dei requisiti di certezza e determinabilità di cui all’art. 109, TUIR.
Peraltro, come evidenziato dall’Ordinanza n. 5763/2021 della Corte di Cassazione, tale principio opera anche qualora il compenso degli amministratori sia ratificato da una delibera assembleare intervenuta in un esercizio successivo a quello di corresponsione dei compensi. In tale ipotesi, infatti, la successiva ratifica costituisce una violazione delle competenze attribuite all’assemblea dei soci.
Con la recente Sentenza n. 24562 del 9 agosto 2022, la Corte di Cassazione è tornata ad occuparsi della questione, precisando che la mancata delibera assembleare di determinazione del compenso spettante agli amministratori può essere sanata in sede di approvazione del bilancio, purché la relativa delibera approvi espressamente la specifica voce.
Il caso sottoposto al vaglio della Corte di Cassazione
Il caso sottoposto al vaglio dei Giudici di legittimità concerne una Srl raggiunta da un avviso di accertamento dell’Agenzia delle Entrate per IRES, IRAP e IVA relative al periodo d’imposta 2009. L’avviso di accertamento, in particolare, riguardava plurime riprese, concernenti operazioni fittizie, operazioni soggettivamente e oggettivamente inesistenti, IVA ritenuta indetraibile e costi ritenuti indeducibili.
Tra questi ultimi erano ricompresi anche i costi sostenuti dalla società per il compenso del proprio amministratore, che l’Agenzia delle Entrate aveva ritenuto indeducibili in mancanza della relativa delibera assembleare.
La vicenda è quindi giunta al vaglio della Commissione Tributaria Regionale della Campania, che ha accolto il ricorso proposto dalla società relativamente all’indeducibilità di taluni costi, ma ha confermato le riprese operate dall’Amministrazione Finanziaria in relazione al compenso dell’amministratore.
L’Agenzia delle Entrate ha quindi proposto ricorso per cassazione. La società, a sua volta, ha proposto controricorso, evidenziando, tra l’altro, che la delibera di approvazione del bilancio da parte dell’assemblea totalitaria si era specificatamente pronunciata sul compenso dell’amministratore e che, comunque, stante la riforma del diritto societario, per le società a responsabilità limitata la stessa non è più necessaria per addivenire alla deducibilità del compenso.
Le indicazioni della Corte di Cassazione
In relazione al ricorso incidentale proposto dalla società, la Corte di Cassazione ha innanzitutto richiamato il proprio costante orientamento circa l’indeducibilità dei compensi erogati agli amministrati in mancanza di una precedente delibera assembleare.
I Giudici di legittimità, in particolare, hanno ribadito che qualora il compenso dell’amministratore non sia stabilito nello Statuto, è indispensabile una esplicita delibera assembleare per la sua determinazione, delibera che non può considerarsi implicita in quella di approvazione del bilancio.
Relativamente all’affermazione della società circa la mancanza dell’obbligo della delibera assembleare per le Srl, la Corte di Cassazione ha richiamato quanto già indicato nella Sentenza n. 8210 del 30 marzo 2017, ove è stato evidenziato che stante la riforma delle società di cui al D.Lgs. n. 6/2003, le società a responsabilità limitata restano ancora tenute ad adottare una specifica delibera assembleare per addivenire alla deducibilità dei compensi agli amministratori.
Tuttavia, il difetto di specifica delibera dell’assemblea in ordine alla determinazione del compenso degli amministratori può essere legittimamente sanato in sede di delibera di approvazione del bilancio, a condizione che detta delibera approvi espressamente la relativa voce, non essendo sufficiente la semplice approvazione del bilancio contenente detta voce.
Tale indicazione non è però applicabile al caso di specie, giacché il giudizio di merito ha accertato che la delibera assembleare di approvazione del bilancio non ha espressamente discusso del compenso dell’amministratore, limitandosi ad approvare il bilancio contenente la relativa voce di costo.
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