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Ieri il Consiglio dei Ministri ha approvato il Disegno di Legge Delega che sarà trasmesso al Parlamento per la riforma fiscale. Si tratta di un progetto ambizioso che, pur se considerato necessario da gran parte delle forze politiche, dalle associazioni di categoria e dagli addetti ai lavori, non sarà certo privo di insidie, anche per il settore agricolo.
Per ora la Legge Delega individua quelli che dovranno essere i tempi entro i quali il Governo dovrà attuare la riforma (24 mesi) ed i principi cardine della stessa.
La riforma fiscale dovrà essere orientata ad una semplificazione della disciplina fiscale, che si dovrà anche tradurre in una maggior certezza del diritto.
Anche per il settore agricolo, i principi ed i criteri direttivi per la revisione del sistema di imposizione sui redditi delle persone fisiche, indicati nella proposta, lasciano intuire la possibilità di un maggior allineamento della disciplina fiscale alle attività agricole ammesse dal Codice Civile nonché alla evoluzione agronomica e tecnologica del settore.
Per quanto riguarda i redditi agrari, vi è l’intento di applicare il regime di imposizione catastale alle attività di coltivazione, anche se esercitate su superfici prive di rendita catastale, attraverso l’introduzione di nuove classi e qualità di coltura ed individuando il limite oltre il quale l’attività è eccedente e produttiva di reddito d’impresa.
Tale modifica potrà finalmente consentire lo sviluppo delle vertical farm, delle attività agricole indoor e incentivare la crescita di un nuovo modello agricolo, parallelo e complementare a quello tradizionale, con il quale si potranno migliorare le produzioni, soprattutto vegetali. Grazie a nuove tecniche che consentono un minor spreco di risorse idriche ed energetiche si potranno ottenere produzioni che non prevedono l’utilizzo di prodotti fitosanitari.
Nella bozza del documento vi è poi l’intento di ricondurre alla rendita catastale anche quei redditi relativi a beni materiali ed immateriali che concorrono alla tutela dell’ambiente e alla lotta ai cambiamenti climatici. Anche se non spiegato compiutamente, sembra che, con tale indicazione, si intenda voler riconoscere l’importanza dell’attività agricola per la tutela dell’ambiente e del paesaggio, prevedendo l’inserimento del corrispondente reddito in quello fondiario. Il richiamo ai beni immateriali potrebbe intendere che anche i carbon credit potranno essere ricompresi nel reddito agrario.
Sul piano della digitalizzazione, vi sarà una più semplice e tempestiva acquisizione, entro il 31 dicembre di ogni anno, dei dati che consentono l’aggiornamento delle qualità e delle classi di coltura sulla base delle coltivazioni effettivamente praticate.
Già oggi le variazioni colturali sono acquisite dalle Domande Uniche presentate annualmente dalle imprese agricole al fine di ottenere i contributi della PAC ma l’acquisizione, oltre a non essere particolarmente tempestiva, è legata all’operatività delle stesse imprese e dei relativi CAA. A tale attività segue poi un complesso scambio di dati tra i vari enti competenti. L’intento del Ministero è quello di acquisire queste informazioni senza oneri aggiuntivi per i possessori e i conduttori dei terreni agricoli e, quindi, aggiornare i dati catastali entro il 31 dicembre di ogni anno.
Infine, è prevista anche la revisione del regime fiscale dei terreni agricoli su cui i titolari di redditi di pensione, o i soggetti con redditi di modesto ammontare, svolgono le attività agricole. Su questo aspetto si auspica che, vista la presenza di una moltitudine di microimprese gestite da pensionati o da piccoli proprietari, i quali garantiscono la cura del territorio anche in ambiti particolarmente svantaggiati, si possano trovare delle misure che non solo non penalizzino tali soggetti ma, anzi, che sostengano il loro operato per il bene del territorio e della collettività.
Le premesse, affinchè questa sia la “volta buona” e che la riforma possa effettivamente andare in porto, ci sono. Il Governo, infatti, si è attivato celermente e la Legge Delega viene presentata al Parlamento ad inizio legislatura, in modo che vi saranno i tempi per poterla attuare.
È chiaro a tutti come la portata di una riforma fiscale vada a toccare gli interessi di lobby più o meno strutturate, pertanto, per i prossimi anni, il percorso di chi si appresterà a dare attuazione a questa riforma sarà certamente in salita e pieno di insidie.