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Il testo dello schema di decreto legislativo in materia di riforma dell’IRPEF, depositato alla Camera dei Deputati per il parere delle commissioni parlamentari, conferma l’abrogazione dell’incentivo alla patrimonializzazione delle imprese, c.d. ACE, con effetto dal periodo d’imposta successivo a quello in corso al 31 dicembre 2023 (ossia, dal 2024 per i soggetti con esercizio sociale coincidente con l’anno solare).
L’abrogazione, se confermata dalla versione definitiva del decreto, comporterà di fatto la perdita degli incrementi di patrimonio netto che le società hanno registrato dal 2011, facendo tuttavia salvo il riporto delle eccedenze ACE maturate sino all’esercizio in corso al 31 dicembre 2023, che potranno essere utilizzate fino al loro esaurimento.
L’agevolazione dovrebbe essere idealmente sostituita da quella prevista dall’art. 6, comma 1, lett. a), Legge n. 111/2023, che si sostanzia in una riduzione dell’aliquota IRES per gli utili impiegati in nuovi investimenti o in nuove assunzioni, e che per il solo anno 2024 dovrebbe limitarsi alla extra deduzione del 20% del costo del personale.
Il 2023 sarà dunque l’ultimo anno in cui troverà applicazione l’Aiuto alla Crescita Economica, dato dalla deduzione dal reddito imponibile (IRES o IRPEF), in misura pari all’1,3%, degli incrementi patrimoniali (accantonamento di utili a riserve disponibili e per conferimenti in denaro dei soci) effettuati tra il 2011 e la fine del 2023. Dal totale degli incrementi lordi dovranno essere sottratti gli importi delle distribuzioni di riserve o di capitale ai soci, avvenute nello stesso arco temporale, come pure le sterilizzazioni e le riduzioni antielusive previste per Legge.
La base ACE 2023 sarà dunque ancora incrementata dagli aumenti di capitale o dai versamenti dei soci a fondo perduto effettuati fino al 31 dicembre 2023. Sul punto si rammenta che l’incremento patrimoniale dovrà essere ragguagliato al numero di giorni intercorrenti dalla data del versamento al 31 dicembre 2023.
Invece, il decremento della base ACE determinato dalla distribuzione di dividendi ai soci non richiede il ragguaglio ad anno. Le società che intendono procedere alla distribuzione ai soci, è dunque opportuno che rinviino le relative delibere ad inizio 2024, al fine di mantenere intatto l’incremento patrimoniale maturato.