Il Tar del Lazio ha impugnato davanti alla Corte Costituzionale l’art. 26, comma 3 del D.l. 91/2014 contenente il c.d. “spalmaincentivi” sull’energia fotovoltaica.

La Consulta sarà, quindi, chiamata a valutare la costituzionalità o meno della norma impugnata disponendo, in caso negativo, la decadenza immediata delle misure introdotte dal 1 gennaio 2015. In questa ipotesi, il Gestore dei servizi energetici (GSE) dovrà rispondere delle somme corrispondenti alla differenza tra incentivo spettante in origine ed incentivo effettivamente corrisposto.

Dubbi di legittimità costituzionale del provvedimento impugnato erano già sorti nel giugno 2014, quando Assorinnovabili aveva denunciato non solo la difficile sostenibilità dei costi per i proprietari di impianti fotovoltaici (ai quali spettano incentivi minori), ma anche una minore potenzialità attrattiva dell’Italia agli occhi di investitori esteri.

Un’agevolazione più bassa ha, inoltre, aperto il problema della difficoltà per molti investitori di saldare la rata del debito sottoscritto, motivo per il quale le banche si sono trovate a trattare un crescente numero di pratiche per la rinegoziazione dei prestiti.

Il Tar ha evidenziato come con lo “spalmaincentivi” si assista ad “una lesione immediata e diretta della propria situazione giuridica soggettiva, coincidente con la pretesa al mantenimento dell’incentivo riportato nella convenzione”laddove il soggetto sia obbligato alla scelta di una delle tre opzioni di rimodulazione contenute nell’art. 26, comma 3 del D.l. 91/2014.

Auspichiamo che la Corte Costituzionale possa dichiarare illegittima la disposizione sullo spalma incentivi, poiché, così facendo, si garantirebbe la “certezza del diritto”; principio fondamentale per un sistema giuridico che vuole tutelare ed incentivare la crescita delle imprese.