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Nei giorni scorsi, si è discusso in Consiglio dei Ministri di un nuovo decreto legislativo che andrà nuovamente a disciplinare la materia degli OGM (organismi geneticamente modificati). OGM che nei campi non arriveranno mai: numerosi, infatti, saranno i motivi per cui tali produzioni potranno essere escluse.
Il decreto in esame è figlio dello sconnesso percorso normativo che ha riguardato gli organismi geneticamente modificati. Nel 2003, il Governo aveva varato il D. Lgs. 224/2003 con cui era stata regolamentata l’immissione di tali produzioni in Italia.
Prima di poter dare il via alle colture, veniva però richiesto alle Regioni di formulare i cosiddetti Piani Regionali di Coesistenza tra colture transgeniche, biologiche e convenzionali. Tali Piani, però, non videro mai la luce e la coltivazione di prodotti OGM non fu mai avviata per legge.
Il decreto ora all’esame dell’esecutivo fa seguito, invece, alla direttiva UE 2015/412 che ha previsto una rinazionalizzazione della disciplina sui prodotti modificati geneticamente. Pertanto ogni Stato membro può liberamente stabilire se vietare, ammettere o limitare la coltivazione di tali prodotti sul proprio territorio.
La norma in discussione prevede che il Mipaaf sia l’autorità preposta a decidere sulla materia OGM. Il Ministero potrà chiedere l’adeguamento dell’ambito geografico per cui è autorizzata l’eventuale immissione in commercio di un OGM, in modo che tutto il territorio nazionale o parte di esso sia escluso dalla coltivazione dello stesso, informandone le Regioni.
Il Mipaaf potrà richiedere a Bruxelles tali limitazioni nel corso della procedura di autorizzazione all’immissione in commercio del prodotto geneticamente modificato o in fase di rinnovo della stessa.
Le regioni, nell’ambito di tale procedura, dovranno comunicare le proprie posizioni con riferimento alle limitazioni sugli OGM. In caso di inerzia, è previsto una sorta di silenzio assenso per cui il territorio interessato dalle modifiche sia interamente escluso dalle coltivazioni.
Il Ministero, poi, potrà anche adottare misure limitative o ostative alla coltivazione di un OGM o un gruppo di OGM su tutto il territorio nazionale.
Concludendo, quindi, pare piuttosto difficile pensare che gli OGM sbarcheranno sui campi italiani, se non nell’ambito di qualche specifica e ridotta attività di ricerca.
Obiettivi di politica ambientale, pianificazione territoriale, uso del suolo, impatto socio-economico, politica agricola e, addirittura, motivi di ordine pubblico: per tutte queste ragioni, i prodotti geneticamente modificati potranno essere vietati.
Per chi trasgredisce, previste sanzioni salate: la bozza di decreto prevede che chi viola il divieto di coltivazione sarà punito con una multa da 25.000 a 75.000 euro. Chi, invece, andrà oltre il placet alla sperimentazione assegnatogli, potrà incorrere anche nel blocco delle coltivazioni fino a 6 mesi.