Articoli
Tutti gli aggiornamenti, gli approfondimenti e i casi pratici analizzati e realizzati dai nostri esperti in materia agricola, fiscale, economica e del lavoro.
Non c’è terremoto, grandinata, epidemia o disastro che possa uccidere l’agricoltura. D’altronde si sa, gli agricoltori sono un popolo di orgogliosi e di lavoratori che, superato il primo impatto, si darà sempre da fare per la propria terra, per la propria vita. Anzi no, l'agricoltura ha un vero nemico. La burocrazia. Un nemico grigio, che sfianca l’agricoltore, rimbalzandolo da un ufficio all’altro, facendolo attendere per mesi una risposta apparentemente banale. Un sistema malato che blocca gli investimenti e scoraggia chi ogni giorno suda la fronte per tenere in piedi il più importante tra i settori produttivi italiani.
Dalla Comunità Europea fino all’ultimo dei Comuni, pare quasi che la Struttura si diverta a prendersi gioco degli operatori del settore. Ritardi, contraddizioni, inefficienze: questi sono i valori di cui è portatore il Sistema.
Volendo citare qualche esempio, si potrebbe parlare della domanda di accesso alla riserva nazionale 2015, domanda che è stata presentata entro maggio 2015. A distanza di oltre un anno ancora non si hanno notizie circa il valore definitivo dei titoli richiesti. Senza risposte e senza contributi, l’agricoltore resta in attesa.
Così come avviene, in alcune Regioni, dove manca ancora la comunicazione ufficiale delle graduatorie relative al bando di primo insediamento. Tale comunicazione, come noto, è fondamentale per poter dare il via agli investimenti agevolati e sviluppare la propria attività. In oltre 7 mesi, a partire dalle chiusure dei rispettivi bandi, alcune Regioni non sono state in grado di elaborare una lettera da inviare via PEC, dopo aver formato le graduatorie con svariati mesi di ritardo.
E ancora, chi ha subito un danno alle proprie colture nel 2015, se aveva sottoscritto il PAI, potrà essere presto o tardi indennizzato, ma solo quando verranno erogate le risorse previste dai fondi pubblici. Quando, di preciso, non è dato sapersi.
Peraltro, non si tratta solo di fondi e di contributi. È una questione di rispetto. È assolutamente demenziale che se un’azienda vuole costruire un capannone per espandere la propria attività e individua un bando che le permette di ridurre il peso economico dell’operazione, l’azienda rischia di dover rinviare di un anno il progetto perché il Comune non è in grado di dare le autorizzazioni nei tempi necessari. E non si parla di ore, ma di mesi in cui i funzionari degli enti locali possono arbitrariamente decidere delle sorti di una pratica e della vita di un’azienda.
Mesi come quelli che a volte servono ai Comuni per rendersi conto che il piano regolatore approvato è assolutamente inapplicabile, prima di rimetterci mano, rivedere, correggere e ripartire. Talvolta servono anni per sistemare la situazione e rimettere in moto un sistema paralizzato.
Perché in questo contesto l’agricoltore non può investire, il costruttore non può costruire, l’idraulico non può lavorare e si finisce per disperdere un importante capitale. Economico, certo, ma anche umano: a quale imprenditore verrebbe voglia di sbattersi per migliorarsi in questo contesto?
Si potrebbe poi ulteriormente infierire, raccontando lo stupidario di mille previsioni contrastanti e di indicazioni sbagliate. Un esempio su tutti, la richiesta di alcuni Comuni del certificato di IAP rilasciato dalla Regione, quando sarebbe sufficiente un’autocertificazione così come previsto dal Decreto Semplificazioni. Invece, no: code, richieste, sportelli. Per ricevere un foglio che, oltre ad attestare la qualifica di IAP, riporta in calce questa dicitura: “il presente certificato non può essere prodotto agli organi della Pubblica Amministrazione […] a pena di nullità”. Ma non l’aveva chiesto il Comune?
Concludendo, i fatti raccontano di un agricoltore sempre più in crisi ed affossato da una burocrazia che lo costringe a interminabili attese e ad essere sballottato da una parte all’altra come la palla in una partita di pallavolo. Battuta, palleggio, schiacciata, muro.
Muro, come quello che gli operatori del settore si trovano davanti ogni volta che si trovano a rapportarsi con la PA o con qualsiasi altro ente pubblico. La situazione, però, non può durare. La struttura è debole e nonostante gli sforzi inizia a cedere dalle fondamenta.
Ora il servizio spetta a chi, incurante degli eventi, ha lasciato negli anni che la situazione degenerasse fino a questo punto. A queste persone, a questo Sistema, ora tocca il doveroso compito di mettere mano a questo pandemonio.