Svolgere attività agricole potrebbe essere incredibilmente conveniente a partire dal 2017: la prossima legge di Stabilità, infatti, dovrebbe introdurre la totale esenzione fiscale per IAP e CD.
Dopo le abolizioni dell’IMU e dell’IRAP agricola operate nelle ultime leggi finanziarie, il 2017 dovrebbe vedere l’esclusione degli operatori agricoli professionali dal pagamento dell’IRPEF.
Gli agricoltori, come noto, usufruiscono già di un regime di favore: infatti, le imposte dirette non vengono calcolate sui redditi effettivamente prodotti, ma utilizzando le risultanze catastali (reddito dominicale e reddito agrario) come base imponibile.
Chiaramente la determinazione del reddito su base catastale è possibile solo per i soggetti che svolgono le attività agricole previste dall’art. 2135 c.c. e che integrano i requisiti richiesti per l’applicazione dell’art. 32 del TUIR.
L’ipotesi allo studio del Governo consisterebbe nel prevedere una generale esenzione sui redditi fondiari in capo ai coltivatori diretti e agli imprenditori agricoli professionali.
Da tale previsione normativa discenderebbero due diverse conseguenze:
- gli agricoltori che sino a quest’anno dichiaravano i redditi ai sensi di quanto previsto dall’art. 32 del TUIR, quindi indicando in dichiarazione il reddito agrario e dominicale, dal prossimo anno saranno totalmente esentati dal pagamento delle imposte;
- tutti i soggetti che non rivestono la qualifica di IAP o CD resterebbero esclusi dall’esenzione e continuerebbero a versare l’imposta secondo le regole attuali.
La totale esenzione dalle imposte dirette, unita alla conferma delle esenzioni IMU e IRAP degli anni passati, porterebbe a una pressoché completa detassazione del settore.
Chiaramente, al momento tale idea è ancora in fase embrionale: occorre trovare le coperture finanziarie per far fronte ad un minor gettito da circa 135 milioni di euro l’anno, oltre che la quadratura normativa per far funzionare il sistema evitando contestazioni da parte dell’Unione Europea sotto il profilo della disciplina della concorrenza e degli aiuti di Stato.
Inoltre, la norma potrebbe presentare anche profili di incostituzionalità: l’art. 53 della Costituzione prevede che “tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva”; pertanto, sembra incredibile che si possa anche solo ipotizzare l’esclusione di una sola categoria di contribuenti dal pagamento delle imposte.
Occorre registrare, perdipiù, che il settore agricolo negli ultimi mesi è stato invaso da provvedimenti innovativi ampiamente pubblicizzati, ma mai concretamente attuati (reti di impresa, prelazione IAP, agricoltura sociale ecc..).
Pertanto, prima di perdersi in facili slogan di difficile concretizzazione e dubbia legittimità, sarebbe opportuno dare attuazione alle normative già approvate e mai attuate che potrebbero dare un vero slancio al settore.
Inoltre, una proposta di questo genere, fatta in questo particolare momento, sembra più una manovra politica che di sostanza, in quanto la tassazione catastale dei redditi fondiari, per la stragrande maggioranza degli imprenditori agricoli non determina una tassazione esagerata se si considera la franchigia determinata dagli oneri previdenziali e dalle altre detrazioni in genere.
Un grande statista diceva: a pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca.
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