In questi giorni, uno dei temi più caldi è quello relativo alla sbandierata abolizione dell’IRPEF per gli operatori del settore agricolo. Pur trattandosi di una iniziativa condivisibile e sulla carta favorevole agli agricoltori, ciò che desta reale preoccupazione sono le possibili conseguenze di tale esenzione, come già sottolineato in una precedente circolare.
Prevederle, al momento, è operazione decisamente complicata, in quanto le prime indiscrezioni hanno carattere prevalentemente propagandistico e non sembrano denotare quella fondamentale organicità e progettualità che un intervento di tale portata dovrebbe avere.
Proviamo ora a fare il punto su alcuni aspetti poco chiari della nuova proposta del Governo che, si ricorda, dovrebbe vedere la luce all’interno della prossima Legge di Stabilità.
COME E QUANDO
Nelle dichiarazioni finora rilasciate, non è chiaro nemmeno quando l’esenzione dall’imposta sui redditi entrerà in vigore. Renzi ha dichiarato che ciò avverrà già a partire dal 2017, mentre il sottosegretario del Min. dell’Economia ha parlato di una progressiva riduzione dell’imposta nell’arco di 3 anni, a partire dal 2018.
A prescindere dalla non coincidenza della data, al momento non è stato spiegato neanche cosa verrà tagliato e in quale misura. L’intervento potrebbe riguardare la completa cancellazione degli obblighi tributari per gli imprenditori agricoli, così come una riduzione delle aliquote dell’imposta.
Un ulteriore passaggio poco chiaro riguarda quali redditi andrà a interessare il taglio dell’imposta. Esso, infatti, potrebbe riguardare solo il reddito agrario o riferirsi anche al reddito dominicale dei terreni.
Secondo un’ultima indiscrezione, l’esenzione dall’imposta potrebbe riguardare il reddito dominicale dei terreni che a seguito dell’esenzione IMU sono divenuti soggetti ad IRPEF.
Come è noto, infatti, l’imposta municipale propria assorbe l’IRPEF, quindi i terreni esenti da IMU (terreni posseduti e condotti da IAP e CD o montani) scontano le imposte sul reddito.
L’intervento normativo del Legislatore potrebbe avere ad oggetto proprio questi terreni che a questo punto sarebbero totalmente esentati dal pagamento delle imposte.
PROFILI CRITICI: ATTIVITÀ CONNESSE
Una volta sciolto il nodo relativo a quale componenti di reddito sarà oggetto della detassazione, occorrerà poi analizzare quali possono essere le conseguenze.
In particolare, il reddito agrario rappresenta il riferimento per tutte le attività agricole che vengono svolte entro i limiti previsti dall’art. 32 del TUIR. Ma non tutte le attività agricole producono esclusivamente reddito agrario.
Un tema irrisolto, ad esempio, resta quello relativo ai redditi eccedenti la potenzialità dei terreni la cui superficie di produzione ecceda il doppio di quella del terreno su cui essa stessa insiste.
I maggiori interessati sono i Florovivaisti, i produttori di piante orticole da Vivaio, i funghicoltori, ecc..: questi redditi verranno considerati ai fini del taglio dell’imposta o ne resteranno esclusi?
Un altro caso riguarda la disciplina delle attività non rientranti all’interno dell’art. 32 del TUIR: si pensi, ad esempio, alle manipolazioni o trasformazioni che producono beni non elencati nel DM 13 febbraio 2015, oppure alle attività di fornitura di beni o servizi, o ancora i redditi provenienti dalle attività di agriturismo e fotovoltaico.
PROFILI CRITICI: ATTIVITÀ DI ALLEVAMENTO
Una particolare attenzione va riservata alle attività di allevamento in quanto la loro tassazione è strettamente legata al reddito agrario.
Pertanto, la riduzione del reddito agrario determinerebbe l’abbassamento della soglia di animali ricompresi nella tassazione catastale, mentre l’eliminazione totale della tassazione del reddito agrario potrebbe portare addirittura ad una tassazione ordinaria del reddito di allevamento.
Pertanto se il provvedimento non fornirà specifiche indicazione sul trattamento fiscale da riservare a queste attività si offrirebbe il fianco ad accertamenti temerari difficilmente contestabili.
ESENZIONE FISCALE TOTALE
Più volte nell’arco degli ultimi giorni si è sentito sbandierare uno slogan: con l’abolizione dell’IRPEF ci sarà la completa detassazione del settore agricolo, dopo le sforbiciate che hanno già riguardato IMU e IRAP.
Tuttavia, tale affermazione pare volutamente populistica e scarsamente agganciata alla realtà: il numero di soggetti totalmente esenti, infatti, parrebbe decisamente ridotto a causa dei diversi criteri di determinazione delle varie esenzioni.
Per quanto riguarda l’IMU, infatti, il taglio ha riguardato i terreni posseduti e condotti solamente da IAP o CD iscritti negli elenchi INPS, fatti salvi i terreni montani che risultano totalmente esclusi dall’imposta municipale.
L’IRAP, invece, è stata tagliata a tutti gli agricoltori il cui reddito rientra nel reddito agrario. L’imposta risulta, invece, ancora dovuta per tutte le attività connesse non riconducibili all’interno dell’art. 32 del TUIR.
FARE CHIAREZZA
Vogliamo concludere ribadendo che non siamo assolutamente contrari a misure che riducono il peso impositivo sui contribuenti coltivatori diretti e IAP, ma è fondamentale che tali interventi vengano fatti in maniera chiara, coerente e trasparente.
Inoltre, pare imprescindibile che tali misure rientrino all’interno di un piano più ampio, che possa garantire all’agricoltura migliori condizioni non solo nell’immediato, ma anche e soprattutto nel medio e lungo periodo.
Diffidiamo fortemente, invece, dei modi poco chiari con cui vengono fatti questi proclami, in quanto il reddito agrario ha sempre rappresentato un elemento di "protezione" per l'imprenditore agricolo che, in tal modo, poteva difendersi da qualsiasi accertamento fiscale, in quanto la rendita catastale comprende il reddito effettivo relativo a tutte le normali attività agricole di cui all’art. 2135 del c.c..
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