Articoli
Tutti gli aggiornamenti, gli approfondimenti e i casi pratici analizzati e realizzati dai nostri esperti in materia agricola, fiscale, economica e del lavoro.
A chi spetta pronunciarsi sulla revoca della qualifica di IAP ai fini dell’accesso alle agevolazioni fiscali previste per gli operatori professionali?
La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 10541/2017, ha devoluto la questione alle Sezioni Unite, le quali saranno chiamate a decidere e provare a fare chiarezza sul punto.
Il caso oggetto di controversia riguardava una società agricola IAP la quale aveva acquistato dei terreni agricoli usufruendo delle agevolazioni previste per la costituzione di un compendio unico, il quale va inteso come “l'estensione di terreno necessaria al raggiungimento del livello minimo di redditività determinato dai piani regionali di sviluppo rurale per l'erogazione del sostegno agli investimenti previsti dai Regolamenti (CE) nn. 1257 e 1260/1999, e successive modificazioni” come definito dall’art. 5-bis del D. Lgs. 228/2001.
Per i soggetti IAP o CD che costituiscono un compendio unico e si impegnano a coltivarlo o a condurlo per un periodo di almeno dieci anni dal trasferimento, l’art. 5-bis della L. 97/1994 prevede la possibilità di usufruire di una totale esenzione dall’imposta di registro, ipotecaria, catastale, di bollo e di ogni altro genere.
Nel caso in commento, l’autorità amministrativa competente aveva negato in un momento successivo all’acquisto del compendio la qualifica di imprenditore agricolo professionale alla società, provocando la decadenza dalle agevolazioni fiscali godute.
La società contribuente aveva impugnato il diniego della qualifica di IAP presso le commissioni tributarie di riferimento, ma sia in primo che in secondo grado i giudici avevano rigettato tali ricorsi, affermando che la giurisdizione sull'emanazione di un provvedimento di natura amministrativa era del TAR.
Al contrario, come sostenuto dalla contribuente, nel caso di specie deve ritenersi inscindibile la pretesa tributaria (e la relativa agevolazione) con il provvedimento di diniego della qualifica.
Interrogata sul punto, la Corte di Cassazione ha devoluto la questione alle Sezioni Unite, le quali saranno chiamate a sbrogliare la matassa e a fornire sul punto importanti chiarimenti.
Il tema della giurisdizione relativa alla problematica degli atti amministrativi che incidono sulla qualifica di IAP e che, contestualmente, hanno riflessi sulla determinazione delle imposte è già stata affrontata dalla Cassazione, seppure in casi differenti.
L’ultima pronuncia sul tema è del 1998, la sentenza n. 12903 delle Sezioni Unite, la quale ha affermato che sul diniego del certificato di coltivatore diretto necessario per accedere alle agevolazioni PPC, la competenza è del giudice tributario, in quanto il certificato è un atto senza margine di discrezionalità, pertanto di per se insindacabile, se non contestualmente alla valutazione del rapporto tributario.
Anche in altri casi, aventi anche ad oggetto materie diverse (ad esempio le Sezioni Unite n. 1625/2010 sulla cancellazione di un’associazione dall’Anagrafe delle ONLUS e della relativa perdita delle agevolazioni fiscali) i giudici di legittimità hanno sempre indicato quella tributaria come la giurisdizione competente a giudicare su tali controversie.
Toccherà quindi alle Sezioni Unite sciogliere il nodo sulla giurisdizione che deve pronunciarsi su tali materie. La questione è tutt’altro che semplice, ma è assolutamente necessario un intervento chiarificatore che risolva, una volta per tutte, il dilemma.