Questi ultimi giorni di una delle estati più difficili degli ultimi anni hanno offerto lo spunto per fermarsi un attimo e riflettere sul futuro della nostra Agricoltura.
Una drammatica siccità ed eventi atmosferici sfavorevoli, la crisi dei prezzi, un mercato sempre più complesso: questi sono solo alcuni dei nuovi ostacoli con cui l’agricoltore deve confrontarsi per svolgere la propria attività.
In questo quadro di costante mutamento, è necessario trovare soluzioni ai nuovi problemi, ma è altrettanto importante che tutti gli operatori agricoli rivedano le proprie abitudini, superando tradizioni e retaggi ormai obsoleti per progredire ed essere efficaci.
Oggi le comunicazioni avvengono tramite pec, mail, e non tramite carta e/o raccomandata, oggi si fa pubblicità sui social, non più con il cartello “vendesi frutta” fuori dal cancello di casa, la vendita diretta va accompagnata dalla vendita on line.
Un tema fondamentale che tocca tutti gli agricoltori è quello relativo al modo di fare impresa. Negli anni, la categoria degli imprenditori agricoli sta prendendo sempre più coscienza del fatto che non è più sufficiente lavorare nei campi e raccogliere i frutti della terra.
Sono ancora troppo pochi gli agricoltori consapevoli del fatto che per gestire un’azienda agricola occorre pianificazione, studio, conoscenza della materia e grande oculatezza. Detta con le parole del Prof. Frascarelli “meno tempo sul trattore e più con la penna in mano”.
Nel caso in cui l’imprenditore agricolo debba compiere un investimento, è necessario che valuti sempre con molta attenzione ogni aspetto: meglio acquistare un macchinario per fare da soli o affidarsi ai terzisti per le lavorazioni piuttosto che per la trasformazione dei prodotti della terra?
Si tratta di domande apparentemente banali, ma a cui non sempre viene data una risposta chiara da parte dell’agricoltore, il quale si trova poi a fare i conti con una realtà più dura delle attese. Una corretta analisi della situazione, spesso, sarebbe sufficiente ad evitare problemi e danni irreparabili.
Serve una nuova mentalità, una mentalità prettamente imprenditoriale, che porti a ragionare in termini di costi e opportunità, una mentalità che permetta di superare l’approccio assistenzialista creato da cinquant’anni di aiuti comunitari, i cui importi sono in costante calo e la cui importanza deve essere considerata sempre più marginale, anche nei conti aziendali.
I finanziamenti pubblici non devono essere lo stimolo per gli investimenti, non devono neanche apparire nei business plan. I conti, infatti, devono quadrare anche senza questa componente, la quale presenta oggi un tasso troppo elevato di rischio.
L’imprenditore agricolo del 2017 deve conoscere le opportunità e i vincoli imposti dalla qualifica di IAP e le agevolazioni ad essa collegate, deve conoscere i limiti di una PPC o di un primo insediamento, deve sapere i limiti dell’attività agrituristica, le opportunità delle attività connesse, ma anche i suoi limiti.
L’agricoltore deve anche saper scegliere chi, in modo professionale e senza altri fini, lo assista e lo indirizzi in tutte queste scelte e, se serve, deve avere il coraggio anche di cambiare, senza continuare a lamentarsi di servizi scadenti, non tempestivi e poco professionali.
Partendo dall’attuale quadro economico ed ambientale, è facile prevedere che nel prossimo futuro sarà sempre più difficile fare agricoltura, una delle attività più antiche e fondamentali svolte dall’uomo.
In questo contesto, in puro stile darwiniano, sopravvivranno solo gli imprenditori migliori, quelli più preparati, più organizzati e più coraggiosi. Chi riuscirà ad evolversi resisterà alla difficoltà del tempo, per gli altri il destino sembra segnato.
Ora la palla passa agli operatori agricoli: farsi trovare pronti è una scelta.
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