Articoli
Tutti gli aggiornamenti, gli approfondimenti e i casi pratici analizzati e realizzati dai nostri esperti in materia agricola, fiscale, economica e del lavoro.
L’introduzione dell’obbligo degli invii trimestrali degli elenchi clienti/fornitori aveva destato, sin da subito, le perplessità degli operatori, per la grande mole di lavoro necessaria e l’altrettanta enorme quantità di dati da gestire e comunicare all’Agenzia.
Tra mille problemi tecnici, a sole 72 ore dalla scadenza, le Entrate hanno pubblicato l’ormai tradizionale “comunicato stampa normativo”, con cui si annunciava la proroga del termine per la presentazione degli spesometri al prossimo 5 ottobre.
Tale rinvio si è reso necessario a causa dei ritardi accumulati e dei problemi legati ai software: nella giornata di lunedì, il canale web “Fatture e corrispettivi” è stato bloccato a seguito di alcune segnalazioni di accessi indebiti ai dati caricati ed è stato riattivato solo nella mattinata di oggi.
Oltre alla proroga del termine al 5/10, il comunicato ha annunciato anche il blocco delle sanzioni per le dichiarazioni contenenti meri errori materiali o per le comunicazioni inviate entro 15 giorni dall’originaria scadenza (che si presume per esclusione sia da intendersi 28/09/2017).
Va ricordato che tale proroga è stata concessa anche in virtù delle previsioni dello Statuto del Contribuente che, all’art. 9, stabilisce che devono essere rimessi nei termini i contribuenti che non abbiano potuto adempiere tempestivamente ai propri obblighi tributari per cause di forza maggiore.
La proroga, peraltro, è stata accolta tra le polemiche da parte delle associazioni di categoria, le quali hanno dichiarato che essa non sarà comunque sufficiente per adempiere serenamente all’obbligo imposto dalla legge.
Ad ogni modo, non si può che constatare che la questione relativa al nuovo obbligo degli spesometri trimestrali è stata gestita malamente. In primis, sarebbe interessante comprendere l’utilità della raccolta di una tale mole di dati e quali saranno i suoi utilizzi, visto che una simile operazione titanica è risultata pressoché inutile nel settore bancario, come denunciato dalla Corte dei Conti tempo fa, contestando il mancato sfruttamento dell’anagrafe dei conti bancari (delibera 11/2017/G).
Secondariamente, è impensabile gestire un adempimento a colpi di proroghe, come accaduto in questo caso: lo spesometro che inizialmente doveva essere trimestrale (scadenza a maggio 2017), è stato poi reso semestrale, per i primi due trimestri, con scadenza al 25 luglio. Tale termine è stato poi prorogato al 16 settembre, poi al 28 ed infine al prossimo 5 ottobre. E potrebbe anche non essere l’ultima data.
Così come strutturato, l’adempimento dello spesometro trimestrale andrebbe rivisto. Si tratta di una comunicazione pesante, di difficile gestione, in cui vengono trasmessi milioni di fatture, molte delle quali di importi irrisori. Si tratta di un obbligo a cui non tutte le aziende sono in grado di fare fronte con la dovuta precisione ed informatizzazione, ribaltando sui professionisti di riferimento importanti carichi di lavoro.
Se a questo si unisce una cronica inadeguatezza degli organi preposti e dei mezzi destinati ad adempiere all’invio dei dati, si capisce facilmente come l’intero “sistema spesometro” meriti una profonda revisione. Dando per scontato, peraltro, che i dati raccolti vengano usati davvero per combattere i fenomeni di elusione ed evasione fiscale.
Altrimenti, tutto questo potrebbe rivelarsi una enorme ed imbarazzante perdita di tempo.