Articoli
Tutti gli aggiornamenti, gli approfondimenti e i casi pratici analizzati e realizzati dai nostri esperti in materia agricola, fiscale, economica e del lavoro.
Il Ministero della Salute ha trasmesso una comunicazione rivolta a tutti i datori di lavoro, per fornire chiarimenti circa i comportamenti da tenersi da parte degli operatori che, per ragioni lavorative, vengono a contatto con il pubblico.
L’intento è quello di evitare ogni possibile allarmismo derivante dalla diffusione di notizie allarmanti e spesso infondate, ma, allo stesso tempo, fornire le indicazioni per limitare i rischi di contagio.
Nella nota, il Ministero illustra quali sono i sintomi più comuni che si possono manifestare nelle persone affette: febbre, tosse secca, mal di gola e difficoltà respiratorie. Si tratta quindi di sintomi paragonabili ad una forma influenzale che possono essere lievi, ma anche sotto forma di una più grave malattia.
Nel contesto lavorativo, i datori di lavoro hanno la responsabilità di tutelare la salute dei lavoratori dal rischio biologico. Tale rischio, per quanto riguarda il coronavirus, è strettamente collegato al contatto con persone affette. Pertanto, la probabilità di contagio può essere più frequente per i soggetti che operano a contatto con il pubblico.
Il rischio di contagio appare rilevante solo in caso di contatti ravvicinati e protratti con gli ammalati.
Il Ministero, pertanto, suggerisce le comuni misure preventive per le malattie trasmesse per via respiratoria, e in particolare di:
I soggetti che ritengono di essere venuti a contatto con persone a rischio devono darne comunicazione al datore di lavoro che provvederà - direttamente o nel rispetto di indicazioni fornite dall’azienda - a contattare i servizi sanitari segnalando che si tratta di caso sospetto per “nCoV”.
Nell’attesa dell’arrivo dei sanitari:
Il datore di lavoro ed i lavoratori dovranno, in particolare, prestare attenzione al possibile contatto con persone affette da infezioni respiratorie gravi che hanno effettuato viaggi in aree a rischio in Cina, oppure ad operatori sanitari che stanno curando pazienti affetti dal coronavirus (si veda allegato 1 della Circolare Ministero Salute 27/1/2020).